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COS’HA IN TESTA SETTI?

Il Setti-Ranzani è solo un pallido ricordo. Che tempi quei tempi in cui il Nostro, vestito con sgargianti giacche a quadri, o stilosi maglioni da Cortina, si presentava alla stampa con ostentata sicurezza e, qua e là, esternazioni tra il ganassa e il baudesco (nel senso di Pippo Baudo). “Sogliano, Gardini, Cometti li ho scoperti io, li ho salvati”, oppure “adesso facciamo questo, subito dopo facciamo quello…”. Era ruspante e sbrigativo quel Setti, che si divertiva mediaticamente a giocare sulla sua immagine, rinverdendo il mito un po’ appannato (dal calcio dei capitali globali) del self-made man, padronale, paternalista, vincente, che sì delega, ma da cui tutto passa. Quel Setti, pur negli eccessi appunto un po’ ranzaneschi (dal personaggio radio-televisivo), sui quali perfidamente lo punzecchiavo, lo percepivo entusiasta, partecipe, operativo e decisionista.

Ora il presidente mi dà l’impressione di divertirsi meno. E’ diventato serioso, castigato, formale, sobrio, un po’ come il vestito nero che indossava domenica. Setti non gioca più, Setti non gigioneggia con teatralità. Setti adesso non accelera, anzi frena, aspetta e prende tempo: “Sogliano, Gardini e Mandorlini? Vedremo nelle prossime settimane” ha detto. Siamo ormai a maggio ed è ovvio che quel “nelle prossime settimane”, vago e indefinito, non passa inosservato detto da uno come lui, uomo pratico e consapevole che nel calcio, come nelle aziende, è meglio programmare per tempo.

E così le voci si rincorrono. Il presidente del Verona ha negato una possibile vendita del club. In questi casi le smentite lasciano il tempo che trovano, ma gli crediamo, pur con giudizio. D’altro canto lui stesso, per la prima volta, ha aperto le porte a nuovi azionisti: “Il Verona è appetibile, se qualcuno vuole darmi una mano ben volentieri”.

Ecco il temporeggiamento di Setti potrebbe spiegarsi così: prima di pronunciarsi sul futuro dei suoi dirigenti (e a cascata del suo allenatore), vuole capire bene il suo. Andare avanti da solo con risorse limitate? Far entrare nuovi soci e poter dare inizio a un consolidamento e a una crescita degli investimenti? Dalla risposta a queste domande nascerà il prossimo Verona.

 

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