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FORT JESUS

Me ne rendo conto, la cosa (?!) sembra fuori luogo e fuori tempo (?!?) dopo aver avuto la possibilita’ di leggere , dopo giorni, i quotidiani di casa nostra e le varie serie serissime problematiche di casa nostra.
Ma io, qui su questa isola di duro corallo che e’ Mombasa, ho temporaneamente altre angolazioni di visuale.
Dopo dieci anni ho deciso di tornare a visitare velocemente Fort Jesus, costruito, anch’esso in solida roccia di corallo, tra il 1500 e il 1600 dai portoghesi.
Sono andato direttamente dove la prima volta avevo buttato un’occhiata non diversa da altre.
Questa volta no, sono andato da solo, senza guida perche’ non ne ho piu’ bisogno, alla DOOR of SLAVES. Non la troverete facilmente su internet, ma io sono qui che la guardo da dieci minuti, percorrendone il pezzetto autorizzato prima di una grande grata metallica. Sono piegato non solo per l’angustia del posto, ma anche perche’ il busto per un atroce mal di schiena che indosso me lo permette.
Prendo due appunti, faccio un ridicolo bozzetto, alcune riflessioni NUOVE o RINNOVATE, fate un po’ voi, vedo che il breve percorso sul pavimento di corallo ha tagliuzzato qua e la le mie scarpe e mi sono chiesto cosa potesssero indossare cinquecento ani fa gli incatenati per evitarlo.
Poi una “folgorante intuizione” (…) mi fa ritenere che probabilmente era il loro minor probema.
In cuor mio ho sperato che il nome di Fort JESUS, ai tempi della tratta degli schiavi, fosse diverso.
Mi accorgo che in realta’ sono li’ da un’ora e il Voltaren sta cessando i suoi effetti.
Mi avvio verso casa domandandomi: “ma a chi caz interesseranno le mie “NUOVE (?) RIFLESSIONI”…
Kunta Kinte cari lettori, Kunta Kinte.

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