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LA PUNTA ESTERNA SI COMPRA AL MERCATO (IL CARATTERE NO)

Alla fiera dell’est…il carattere non si comprò. Scusate se parafraso il capolavoro di quel genio barocco di Branduardi, ma in questi tempi di calciomercato in cui (quasi) tutti – chi giustamente, chi confusamente – tirano per la giacchetta Setti e Fusco vorrei suggerire un’altra prospettiva, che l’ex portiere Luca Marchegiani, ora commentatore Sky, ha ottimamente riassunto sabato commentando dalla pay-tv la sconfitta del Verona: “Questo è un momento del campionato dove la superiorità tecnica non basta, servono anche altre doti che il Verona oggi non ha dimostrato di avere”. Questo in sostanza il ‘telegramma’ di Marchegiani, che parlava ovviamente di attributi, carattere, animus pugnandi.

Severo ma giusto l’ex laziale. Sia chiaro, intervenire sul mercato è doveroso, Setti deve rivedere al rialzo il budget di Fusco, e sebbene i più si concentrino sulla difesa, ho già ribadito che al Verona serve soprattutto una punta esterna in grado di saltare l’uomo, dare fantasia, assist e gol, e di supportare Pazzini. Si è visto anche a Latina, dove c’era tutto il tempo per ribaltare il risultato, ma è mancata imprevedibilità dalla trequarti in su. Siligardi e Gomez sinora hanno fallito, così tutto il peso offensivo se lo sobbarca Pazzini.

Non è un problema per una squadra come il Verona costruita a trazione anteriore. E’ il problema. Se sei stato progettato per far gol e hai un solo uomo (Pazzini) che li fa e non hai nessuno (nessuno!) capace di saltare l’uomo sempre e con continuità, allora significa che convivi con una lacuna tecnica grave. Che non è in difesa, come si affrettano a dire in tanti senza approfondire, dove il Verona per come gioca è legittimato a concedere (poi con Cherubin fuori uso è ovvio che va ingaggiato anche un centrale), ma in attacco. Questo handicap va risolto in sede di mercato, investendo dei soldi, perché le punte esterne, anche se in prestito, qualcosa ti portano via economicamente.

Eppure il mercato da solo non basterà con la mentalità vista a Latina e altre troppe volte da metà novembre in poi (a Cittadella, con il Novara, a Vicenza…). Una mentalità da deboli, un impasto di estremi contraddittori: svogliata supponenza e improvvida ansietà, narcisistica presunzione e inconcludente paura. Pecchia ha saputo dare in tempi brevi una forte identità tattica alla squadra, ma a metà gennaio non è stato ancora capace di trasmettere un equilibrio caratteriale ai suoi. E questo non si vende in nessun mercato, va trovato e presto.

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