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CASSANO? FISCHIETTO LA TERRA DEI CACHI

Cassano sì Cassano no, puoi dir di sì, puoi dir di no, ma questa è la vita…”.

La fischietto sulle note de La Terra dei Cachi, perché qui ci vuole la sagace e raffinata ironia degli Elii per stemperare un po’ quello che pare essere l’inizio di un tormentone estivo, nonché di un dibattito (“No, il dibattito no” per dirla alla Fantozzi) molto italiano tra il partito dei pro e quello dei contro.

E, dato che ci sono, scomodo anche Dio, quello pagano di noi adepti s’intende, cioè Preben Elkjaer che se avesse voluto rimanere anonimo e conformista sarebbe rimasto Larsen. Invece essendo Elkjaer, lui e lui solo, mica ti ha sbrodolato la solita melassa di tanti ex (un altro mai banale è Domenico Volpati). No, lui d’istinto ha detto come la pensa al Corriere di Verona: “Ma Cassano gioca ancora?”. Pure quel galantuomo di Domenico Penzo ha bocciato l’ipotesi Fantantonio: “Troppe incognite”. E non è parso entusiasta, diciamocelo, neppure il ds Fusco, quello che sì “Cassano è un grande campione e fanno piacere le sue parole di stima nei miei confronti”, ma “a gennaio in B non l’ho voluto, in A invece se Cassano fa il Cassano è un valore aggiunto, ma ci sono tante variabili, difficile dare una risposta”. Già, “tante variabili” e un “se” fuschiano grande come una casa.

Non proprio un’elegia, tuttavia le parole di Fusco si possono interpretare anche come un temporeggiamento, come poi anche i pensieri di Elkjaer e Penzo, che letti oltre la sintesi da titolo giornalistico riconducono al nodo della questione Cassano: la sua condizione atletica dopo un anno di inattività (ricordiamo la fatica di Rafa Marquez, reduce da anni sabbatici negli Stati Uniti, e di Romulo? Il paragone con Toni invece non regge, lui veniva da una stagione vera a Firenze).

Ecco io limiterei il dibattito su questo aspetto e non sul carattere bizzarro di Cassano, ché di giocatori “matti” ce sono ma magari non lo dicono. Anzi io la prima cosa che direi all'(ex) ragazzo di Bari Vecchia è: “Non diventarmi normale, ché sennò poi ti appassisci”. Se le tabelle e i dati scientifici certificano che il giocatore è ancora integro e con una condizione atletica accettabile allora può essere ingaggiato, altrimenti meglio evitare.

E’ chiaro che Maurizio Setti ci pensa, perché al di là del ritorno di immagine (opzione che tuttavia non va mai sottovalutata nel calcio), c’è anche un senso di sfida se volete visionaria e comprensibilmente narcisistica: arrivare dove molti altri non sono riusciti. Vi pare poco?

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