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IL GRANDE FREDDO

Il grande freddo. Lawrence Kasdan insegna. La mia sensazione, parlando con le persone e interagendo in pubblico e privato sui social, è che allo stato attuale ci sia un solco tra la dirigenza del Verona e i suoi tifosi. La comunicazione è poca, e quella poca è fatta male (non mi riferisco all’ufficio stampa).

Prendete il caso Pazzini. Pecchia e Fusco spiegano la sua esclusione con il Napoli adducendo fumosi motivi tattici; Pecchia motiva la sua seconda esclusione di Crotone parlando di uno stato di forma non al top. “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” amava dire Andreotti, che aveva tanti difetti e un pregio: era intelligente come pochi. Ora è chiaro che il cattivo pensiero di molti è andato al mercato e a una possibile volontà di cessione del Pazzo, ancora beneficiario di tre anni del ricco quinquennale che gli fece firmare Setti nel 2015. Ma così fosse, perché non preparasi il terreno per tempo? Perché, in linea generale e in via ufficiale, senza entrare nel caso specifico, spiegare la linea finanziaria del club? Perché, nel caso specifico e in via ufficiosa, non mettere in giro la voce su Pazzini già da luglio in modo da abituare la piazza all’idea? Invece tutto (e per tutto intendo anche solo il sospetto) è emerso improvvisamente. Una freddura che i tifosi non meritavano. Così, comunque vada, sarà un insuccesso. Che Pazzini vada o rimanga il cerino resterà a metà tra la società e l’allenatore aziendalista. E resterà la traccia di un pasticcio. Ovvio, tutto poi gira intorno ai risultati e se si vince ogni cosa cadrà nel dimenticatoio. Ma perché complicarsi la vita in una stagione che si annuncia già difficile di suo?

Ma Pazzini è solo la cartina di tornasole di un problema diffuso. Troppe quest’estate le situazioni mal gestite nel metodo. Su tutte, comunque la si pensi, l’addio polemico di Toni (si è fatto davvero di tutto per evitare quella conferenza stampa?) e il caso Cassano (era necessario che Fusco si esponesse in quella conferenza stampa mettendo di fatto il timbro della società sulle dichiarazioni di un calciatore inaffidabile e ipermediatico?).

Mi direte “ma tu scrivi con il senno di poi”. Chi è dirigente (dal presidente in giù) deve pensare con il senno di prima.

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