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QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI

In “quel pomeriggio di un giorno da cani” a salvarci è l’ironia, benedetta perché è puro sollievo. Su whatsapp gira un meme ispirato alla celebre battuta di Giacomo Poretti di Aldo, Giovanni e Giacomo in ‘Tre uomini e una gamba’: “E allora quest’anno fai la serie A?” “Sì ma niente di serio”. Risata beffarda con retrogusto amaro, ma pur sempre risata è. Salvifica.

In “quel pomeriggio di un giorno da cani” uscendo dallo stadio in auto mi attraversano la strada un giovane padre con il figlio. Mi fermo. Osservo. Il bambino tiene in mano e mostra orgoglioso, nonostante tutto, la sua bandiera del Verona. Ma il viso è triste, lo sguardo mortificato, gli occhi lo specchio pallido di una delusione. Lui non sa nulla di bilanci e società lussemburghesi, per lui il paracadute è solo un favoloso miraggio che vola e scende dal cielo, e l’unico centro sportivo che desidera è il campetto dove scalcia e sogna con gli amichetti. Ripenso a me bambino, quando uscivo dallo stadio con mio papà e vivevo il calcio con purezza e irrazionalità, senza sovrastrutture, bagaglio forzato di un adulto, in particolare giornalista. Rifletto su cosa possa provare quel bimbo. Il Verona è sentimento, ma pare che a qualcuno là in alto, nella stanza dei bottoni di via Belgio, tra i suoi prolungati e inopportuni silenzi, le sue rare parole e i suoi visibili atteggiamenti, questo non interessi. Non c’è empatia tra Setti e il Verona. Non c’è comunicazione. Non c’è chiarezza. Non è forma e tanto meno retorica, è sostanza. Un distacco emotivo di cui risente pesantemente tutto l’ambiente.

In “quel pomeriggio di un giorno da cani” ci vorrebbero pure contenti. “Non vendiamo sogni” hanno detto. In effetti l’Europa (Setti nel 2013) e il modello Borussia Dortmund erano boutade gratis. In attesa del centro sportivo, promesso cinque anni fa.

In “quel pomeriggio di un giorno da cani” potremmo però cambiare prospettiva. Viene alimentato il solito cliché del “nessuno vuole comprare il Verona” (si è sempre detto, ma ricordo che il Verona un presidente e una proprietà li ha sempre avuti), ma nessuno che si domandi: Setti vuole vendere?

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