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SCENA MUTA

Là in fondo all’aula il banco è vuoto. Manca all’appello l’onestà intellettuale: “Forse abbiamo fatto gol troppo presto” ha balbettato il ds Fusco nella sala stampa di Cagliari. In effetti lei è bella e ci sta e questo mi dispiace. Un peccato, davvero.

Là in fondo all’aula la finestra è sigillata e l’aria viziata. Il sigaro di Setti non aiuta. Fumava, il presidente a Cagliari. Fumava anche la nostra rabbia. Ma il presidente è all’altezza, dal punto di vista finanziario e operativo, di una serie A? Dal 2015 no, dicono i risultati. Il consolidamento dopo cinque anni e mezzo non c’è e del centro sportivo non si sente più parlare. Dortmund è molto più lontana, ma anche Crotone non scherza. Non mi sentivo illuso così dai tempi del “milione di posti di lavoro” dell’uomo in cerone e doppiopetto. Ma almeno lui sorrideva e mi metteva buon’umore. Qua son tutti cupi, scuri e tesi, con gli occhiali da sole ma, checché la canti Battiato, senza “carisma e sintomatico mistero”. 

Là in fondo all’aula c’è la nostra classifica. Fusco, a neanche un’ora dalla fine della partita, ha detto che Pecchia non è in discussione. “A prescindere” avrebbe detto il suo conterraneo Totò, l’immenso Totò, che pure mi scuso con un certo imbarazzo di citare in questo desolante contesto. Pecchia si domanda perché non abbiamo ripetuto le ultime prestazioni. Povero Cicci, lo sanno anche i sassi che l’Inter di Spalletti lascia giocare, non aggredisce e sorniona colpisce. Il gatto con il topo. Era chiaro a molti che l’Atalanta nel primo tempo aveva passeggiato per il campo e le era bastato alzare appena il ritmo nella ripresa per infilarti. Chi segue il calcio da qualche lustro sa che, nell’interpretazione, le partite con le dirette concorrenti sono diverse da quelle con le grandi. Un Inter può giocare indolente, al risparmio, lasciarti sfogare e pure sottovalutarti. Tanto sa che, nove su dieci, poi vince. Le belle prestazioni (che non significa essere spettacolari, ma essere quadrati in campo e solidi tatticamente) la misuri con le tue pari, che ti aggrediscono e non ti sottovalutano. Parlare di “passo indietro” del Verona è fuori luogo, perché non c’è mai stato un vero, sostanziale passo avanti.

Non a caso qualche settimana fa scrivevo che per giudicare il Verona bisognava aspettare le squadre…di mezzo, cioè quelle – rispetto a noi – né (troppo) più forti né più scarse (Benevento). Dunque Atalanta, Cagliari, Bologna Sassuolo, Genoa, Spal e Udinese. Con Atalanta e Cagliari l’esito è desolante e non si capisce come si possano fare almeno 10 punti (comunque pochi) da qui alla fine dell’andata per mantenere accesa la fiammella della speranza.

Là in fondo all’aula la finestra rimane sigillata e l’aria viziata, ma il banco non è più vuoto. Vi ha preso posto un ragazzo palesemente impreparato. Che quasi sempre ridicolmente si giustifica per evitare una mesta scena muta.

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