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AGLIETTI, IL SOGNO DELL’AGGIUSTATORE INQUIETO

Se i riflessi di D’Amico sul mercato sono quelli di quando chiede scusa, allora capiamo bene il fallimentare campionato del Verona, concluso in regular season con un sesto posto deludente ma giusto. D’Amico con tempismo da moviola si accorge con tre mesi di ritardo di essere andato fuori dal seminato nei riguardi di Giovanni Vitacchio. Meglio tardi (tardissimo) che mai. A D’Amico perlomeno do atto che lui da mesi chiedeva a Setti di allontanare Grosso. La squadra un po’ “sgarrupata” la addebitiamo a lui, non certo l’esonero tardivo dell’allenatore. Il ds ha puntato fortemente su Aglietti, amico di Fusco e Paratici (che lo avrebbero voluto sulla panchina della Juventus B la scorsa estate), e la sua ritrovata verve (come l’uscita dai radar precedente) molto si spiega con l’avvicendamento dell’ex tecnico. “Ora sfruttiamo l’entusiasmo” ha detto Tony. Magari però non scambiamolo per arroganza, ecco. Si sa, il confine a volte è labile e carico di effetti boomerang.

Aglietti, a cui vogliamo bene per il suo glorioso passato nel Verona di Prandelli, ha riportato semplicemente il buon senso in campo. “A me il possesso palla per andare indietro non piace, deve essere funzionale a smarcare il compagno” ha detto poche ore fa. Parole finalmente che sanno di calcio (quindi normali) dopo due anni passati ad ascoltare conferenze stampa che parevano sedute di psicanalisi auto-motivazionali con supercazzole prematurate alla Amici Miei.  E se dovevamo aspettare Aglietti, che non è certo un drago della panchina ma un onesto mestierante, per tornare alla normalità, capiamo bene il surreale filone narrativo delle ultime stagioni.

Già Aglietti, lungagnone tra il dinoccolato e lo sgraziato in campo, ma con il piede dolce. Ora da allenatore e uomo di mezza età quelle occhiaie sofferenti, le rughe inquiete, il look scapigliato e lo sguardo irregolare ce lo rendono ancora più simpatico. Riuscirà il nostro “aggiustatore” (io lo chiamo così, questo lui sta cercando di fare) a portarci in serie A con i play off? E’ il suo sogno, dice. Aspettando di conoscere le avversarie (il calcio italiano è sconfortante, è mai possibile dover aspettare sentenze decisive a campionato finito?) possiamo dire che il Verona – che ha faticato pure con il Foggia (ok l’entusiasmo ma non possiamo perdere il senso dell’analisi) – ha poche chances di farcela.

Ma noi, in un’annata così povera di spunti tecnici e romantici, noi bisognosi di nutrirci di qualche emozione, siamo curiosi di seguire il sogno di Aglietti, che a 49 anni ha l’occasione della vita. Ora ci è rimasto lui, l’aggiustatore di San Giovanni Valdarno, terra di vetrai, con il suo sguardo consumato e i modi gentili e spicci.

Dopo, comunque vada, Setti dovrà tornare a fare calcio seriamente, oppure pensare di passare la mano. Ma se ne riparla a fine stagione.

 

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