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VI RACCONTO UNA STORIA…

Stamattina leggevo sulla Gazzetta un interessante articolo su tutti i buffoni, malfattori e truffatori che si sono avvicinati in questi anni nel mondo del calcio. Era l’articolo di spalla all’argomento principale della pagina che parlava dei guai del Parma. Cinquanta milioni di buco, un punto di penalizzazione già dato per i mancati versamenti Irpef, altri punti in arrivo, una fantomatica cordata russo-cipriota che dovrebbe rilevare la società (così ha detto Ghirardi alla squadra domenica scorsa, ma non ci crede nessuno, nemmeno i giocatori…).

In questo articolo si parla di sceicchi, di americani, di tante pezze al culo e pochi soldi. Pensavo di trovarci anche il caso che dei soldi falsi dati ad Arvedi, ma quell’episodio è andato in cavalleria o nessuno se l’è ricordato.  Vi rinfresco la memoria. Per due mesi a Verona si parlò di una cordata importantissima. Si facevano nomi di imprenditori, qualcuno perfino si spinse oltre leggendoci un progetto finanziario-politico che arrivava a Berlusconi e a Galan.

A guidare quella cordata era tale Lancini, fantomatico personaggio bresciano che avrebbe arruolato anche Percassi e altri importanti imprenditori. Mi alzai una mattina e trovai un titolone sparato su un quotidano locale. ARVEDI HA CEDUTO IL VERONA. Avevo fatto le mie verifiche e qualcuno mi aveva messo sulla pista giusta. “Lascia stare, Vigo, quella è gentaglia”. C’erano stati degli investigatori privati a indagare su Lancini e mi dissero chi era quel personaggio. A costo di prendermi un buco colossale, infatti, non misi mano a quella storia e ne rimasi fuori. Quando arrivai al giornale, verso mezzogiorno, Fioravanti mi disse: “Mi pare strano che tu abbia preso un buco così…”. “Pare strano anche a me, Luca. Ma vedrai che ci saranno sorprese”.

Al pomeriggio, mentre tutti ne parlavano e colate di piombo sottoforma di parole al vento venivano scritte a suggello del nuovo affare, ci fu la prima crepa. Mentre tornavo da Sandrà dove ero stato a Villa Arvedi, sempre più perplesso perchè ancora il Conte non aveva ben chiaro a chi aveva venduto, uscì una notizia Ansa: “Percassi smentisce l’acquisto del Verona”.

Poche righe che però toglievano uno degli architravi di quella cordata. Senza l’imprenditore bergamasco, restavano il fantomatico Lancini e chissà chi altri. Il Verona pubblicò lo stesso il comunicato ufficiale, facendo sapere che a poco la nuova proprietà si sarebbe presentata. Da quel momento la trattativa entrò nel porto delle nebbie e solo qualche settimana dopo si seppe tutta la verità.

Arvedi aveva ricevuto a casa sua un finto cardinale, vestito di tutto punto che faceva da garante alla trattativa. Ricevette in pagamento dei soldi che sarebbero stati l’eventuale penale che lui si sarebbe tenuto in caso l’affare fosse saltato. Quella sera successe di tutto. Arvedi me lo raccontò qualche sera prima di quel tragico incidente. Mentre si stavano contando i soldi, qualcuno causò persino un black-out. E quando intervennero i carabinieri che Piero, per fortuna, aveva allertato in un momento di lucidità, e che stavano appostati fuori da casa sua, nel cortile,  erano persino sparite delle mazzette di denaro falso che qualcuno di quella truppa di galantuomini si era intascato. Il resto lo sapete meglio di me. Lancini venne arrestato e a casa sua trovarono persino della salsa di pomodoro marcia frutto di una truffa all’Unione Europea.

Inutile ricordare poi tutte le trattative che Pastorello e company animarono prima della cessione a Martinelli. I fratelli Carino, Andreoli, le fonderie Valbruna, un povero autotrasportatore di Trento che passò la giornata a rispondere alle nostre interviste, fino a Parentela. Ah e poi venne Farina…

Ho raccontato questa storia per rinfrescare la memoria a quanti si sono dimenticati del nostro recente passato e oggi fanno tanto i critici con Setti. Con quanti si lamentano di Rafa Marquez, di Saviola, della rosa e di Sogliano. Mi dispiace, ma devo dirlo. Si meriterebbero mille anni di quei prodi galantuomini che spacciavano denaro falso per comprare il Verona…

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