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IL VERONA DI MANDORLINI

Matteo Abbate: dopo Verona è andato alla Pro Vercelli, poi a Cremona (dove è ricordato per un clamoroso rigore con espulsione ai play off), e ora è a Pavia. Massimiliano Scaglia: finita l’esperienza all’Hellas è andato alla Pro Vercelli dove ha chiuso la carriera. Berrettoni: dopo il Bassano in Seconda Divisione è da quest’anno all’Ascoli, sempre in Lega Pro.

Per Pichlmann, Verona è stata l’apice della carriera. Dopo aver fallito a La Spezia, è tornato in Austria al Wiener Neustadt e da lì è tornato a Grosseto.

Il simpatico Lepillier è finito alla Juve Stabia. Potrei andare avanti. Mi fermo qui. Quella fantastica squadra che sfiorò la serie A, era conosciuta come il Verona di Mandorlini. Era una squadra che arrivava dalla Lega Pro e che aveva come unico scopo quello di salvarsi.

Una squadra composta da mediocri calciatori, come si evince dalla loro carriera successiva al Verona, ma che il mister aveva plasmato a sua immagine e somiglianza, mettendo in campo, forse, il suo Verona più bello di sempre. Una squadra che sfiorò la serie A, fermata solo dall’arbitro Massa.

Ciò vuol dire tutto, vuol dire niente. Ma credo che significhi che Mandorlini sa allenare e fare imprese con gente mediocre. Come fu allora.

Fosse vero, dunque, che questa è una squadraccia (io non credo), composta da giocatori mediocri, beh, possiamo stare sereni. Perché in panchina c’è sempre lui: Andrea Mandorlini. Se non lo fosse (una squadraccia), meglio ancora. Mandorlini ha la possibilità di uscire dalla crisi e arrivare facile alla salvezza. Come ha detto Setti: il mister sa come si fa.

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