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DROGO IN ATTESA DELLA MORTE

Da nove partite ascoltiamo una scusa per ogni volta che il Verona non è riuscito a vincere, quindi una per ogni partita.

Se ci fosse John Belushi mancherebbero solo le cavallette. Da nove partite speriamo che succeda qualcosa e invece non succede niente.

Da nove partite il Verona non vince e ora è sprofondato in fondo alla classifica. Da nove partite il gioco peggiora di gara in gara, fino al disastro odierno. Da nove partite c’è chi invoca alla calma perchè qualcosa succederà e invece non succede niente.

Da nove partite ci dicono di restare tutti uniti, ma poi prendiamo gol da polli che pare quasi che qualcuno non ce la metta davvero.

Prima di queste nove partite ci avevano detto che Pazzini era un grande acquisto, che Viviani era il futuro, che la squadra si sarebbe “clamorosamente salvata” tanto era forte.

Invece Pazzini era un comprimario di Toni, Viviani è arrivato con una valigia piena di problemi fisici e la squadra che doveva clamorosamente salvarsi è una squadra senza capo nè coda, inghiottita dentro le proprie paure, incapace di reagire.

Direi che dopo la partita di oggi, le scuse sono finite per tutti.

Dare ancora colpe alla sfiga, agli infortunati, all’amalgama che ancora non c’è (e allora compriamolo!!!) sembra un doloroso tentativo di passare la nottata senza che qualcosa veramente succeda.

Il Verona oggi sembra il sottotenente Drogo, in attesa di qualcosa che mai accadrà. Drogo è morto e quella che aspettava veramente era la Morte. E’ la nostra stessa sorte? Siamo già morti, e rassegnati? Oppure ce la giochiamo, con dignità, con rabbia, con forza? E per dio, smettiamola con le scuse e con gli alibi.

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