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EH GIA’… IO SONO ANCORA QUA

Cari amici, benritrovati. Torno a riallacciare un dialogo con voi, dopo un periodo in cui sono stato costretto ad un forzato riposo. Un’assenza che ha innescato una ridda di voci per il fatto che il blog è stato tolto dall’home page di tggialloblu.

In mezzo ai più disparati commenti, ho ravvisato una incredibile attenzione che credo sia il frutto dell’onesto e appassionante rapporto che mi lega a voi. Voglio ringraziare tutti, anche coloro che hanno esultato per la scomparsa del blog (che in realtà era stato solo “congelato”, come mi ha puntualmente riferito l’editore). Io credo che il rapporto sia stato e sia così intenso perchè ognuno di voi ha ravvisato e ravvisa nei miei pensieri e nelle mie parole un senso di libertà che io ritengo imprescindibile per continuare a fare il lavoro di giornalista. Ovvio: ci sta nel non essere d’accordo, ci sta essere su posizioni diverse, ci sta il dialogo. Credo di essere stato il primo giornalista a Verona a usare questa forma di comunicazione che implica un enorme sforzo sia in termini di professionalità, sia dal punto di vista temporale. Molto più semplice scrivere un fondo su un giornale dove il tuo pensiero “scende” dall’alto senza che nessuno ne possa discutere.

Un blog invece implica un’azione diversa: c’è un “tema” e c’è chi lo commenta. Molto spesso il commento prende addirittura forme proprie e avulse dal contesto. Il bello è proprio qui. Il brutto è che mentre io metto la mia firma e la mia faccia, non so chi ci sia dall’altra parte. E quando si mette in dubbio la professionalità o addirittura l’onestà, ammetto che non è facile sopportare. Ho letto, sorridendo, che qualche amico mi ha rimproverato di essere cambiato… Posso assicurare: mi piacerebbe moltissimo. Ma se ho un difetto è proprio quello di non cambiare. Resto sempre un inguaribile romantico, innamorato del Verona, che ritengo una creatura così bella che mi imbestialisco a morte quando vedo qualcuno che la tratta male. Vi avevo promesso, qualche tempo fa, quando qualcuno metteva in dubbio la mia integrità professionale nel momento in cui il mio gruppo editoriale diventa mediapartner della società, che per me non sarebbe cambiato nulla. Che avrei continuato a vigilare. E che avrei puntualmente denunciato. Cosa che ho puntualmente fatto, credo con grande onestà.

Setti ha cambiato il Verona in questi anni e questo cambiamento non ha prodotto risultati, ma il disastro che è sotto gli occhi di tutti. Questo è chiaro. Come è chiaro che Setti aveva dato al Verona una grande struttura societaria che aveva funzionato alla perfezione tanto da produrre i due anni migliori del Verona dagli anni ’80. Io osservo, valuto, giudico. E’ il mio ruolo. Sono un giornalista, non faccio il politico nè il presidente, nè il direttore sportivo.

Non cerco consenso, nè voti, ma notizie. Unisco i puntini, cerco di darvi uno scenario. Dicono che ai tifosi vadano venduti sogni che in altre parole sono frottole. Non le troverete qui, nè prima, nè ora, nè mai.

Voglio essere anche scomodo. Non sopporto chi manca di chiarezza. Non voglio essere preso in giro da nessuno. Non sopporto chi lavora nell’ombra, chi sta nel suo “grigiore” a tessere trame, tirando il sasso, nascondendo la mano. Per quanto posso, quella gente la denuncio alla pubblica opinione, spesso scrivendo delle loro malefatte. Presento il conto. Se il presidente mi dice che “lui crede ancora nella salvezza”, mi aspetto dal mercato mosse che possano testimoniarlo. Se il direttore sportivo dice che la squadra è da “clamorosa salvezza” mi aspetto che quella squadra non venga smantellata a gennaio nei suoi pezzi migliori.

Perchè delle due l’una: o si è sbagliato “clamorosamente” prima, o si sta sbagliando “clamorosamente” adesso. (Probabilmente si è sbagliato prima, più di adesso…). Ho sentito Pastorello dire “solo un folle smembrerebbe questa squadra” e due giorni dopo cedere Italiano, e Cannella dire che il suo “Verona era la Juventus della Lega Pro” (poi si rischiò la C2). Denunciai allora nello stesso modo di oggi, prendendomi valanghe di critiche, ma poi anche valanghe di “hai avuto ragione”. E solo Dio sa quanto avrei voluto sbagliarmi…

Torno oggi a guidare la formidabile macchina del Tggialloblu con gli spazi di libertà che il mio editore mi ha sempre garantito e che mi garantirà. Più della mia salute, ultimamente.

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