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CIFRE

Ventitre punti, più cinque sulla seconda, più sette sulle terze. Venticinque gol fatti, il miglior attacco della categoria, il bomber del campionato, Pazzini con 11 gol, nove reti subite. Sette partite vinte (nessuno ha fatto meglio), due pareggiate, una sola persa (anche qui nessuno ha fatto meglio). L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Possesso palla, pericolosità, dribbling fatti.

Visto così il Verona sta facendo un altro campionato. Frutto di una superiorità schiacciante, di una rosa vasta e profonda, ma e qui sta il punto, frutto di un lavoro estivo che ha rasentato la perfezione.

Ribadisco ancora una volta. Il Verona non è la Juve della serie B. Quella Juve aveva Buffon, Camoranesi, Trezeguet, Del Piero, Chiellini, Birindelli, Nedved, Marchisio e Balzaretti. Francamente illegale, altrochè Pazzini. La bravura di Fusco è stato prendere invece giocatori sconosciuti come Bessa e Ganz (retrocessi con il Como), Luppi (retrocesso con il Modena), Nicolas (in B a Trapani), Fossati (promozione in A con il Cagliari) e puntare su alcuni giocatori del vecchio gruppo che parevano delle scommesse (Bianchetti, Romulo, lo stesso Pazzini). Il gruppo è stato affidato ad un allenatore su cui vertevano molte perplessità vista la mancanza di esperienza in prima persona, ma perfettamente conosciuto dallo stesso Fusco.

Il risultato è questa squadra che in un’altra giornata in cui ha vinto senza brillare, ha allungato in campionato iniziando una fuga che dovrebbe portare alla serie A.

La forza del Verona è che gli avversari appaiono annichiliti. La loro strenue difesa subisce una crepa nelle fondamenta al primo gol preso. Così anche contro la Pro Vercelli, in cui Pecchia ha giocato un po’ come l’apprendista stregone con la formazione e il modulo, forse pensando un pochino anche alla gara infrasettimanale con il Pisa, il Verona ha stravinto quasi senza faticare.

Sembra quasi la giusta compensazione alle malefatte dell’ultimo campionato, ma io non credo e non ho mai creduto nel destino cinico e baro e nella sorte avversa. Credo piuttosto nella bravura degli uomini, nella loro capacità di mettere a fuoco un’idea e poi di realizzarla. Fusco, fin da subito mi ha dato questa idea, aiutato poi da Pecchia a cui è stata data una chance importante per crescere come allenatore in una piazza prestigiosa come Verona.

Questo è frutto del lavoro fatto e di quello che vediamo oggi. Ma nulla è stato fatto nè conquistato. Gli elogi creano entusiasmo ma l’entusiasmo non deve diventare una sbornia obnubilatrice. Bisogna restare lucidi, cattivi e concentrati fino alla fine, forse l’unica vera sfida che attende il Verona quest’anno.

 

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