Alla nona giornata, possiamo dire finito il tempo degli esperimenti. Concesso a Marco Baroni il giusto periodo per assemblare la squadra, per conoscere i suoi ragazzi, tenendo ben presente il contesto in cui il tecnico ha lavorato a causa di un mercato difficilissimo, ora si tratta di vedere i frutti di questo lavoro. E per la verità usciamo dalla gara con il Napoli molto delusi. Non perché sia scandaloso perdere con i campioni d’Italia, ma per le modalità con cui questa sconfitta è maturata.
Sarebbe stato molto più semplice spiegare la sconfitta dopo il primo tempo. Ma la reazione arrivata nella ripresa e le scelte dello stesso Baroni, complicano molto l’analisi. Perché è più che evidente che qualcosa, anzi moltissimo non ha funzionato nel primo tempo e che le correzioni dell’allenatore nella ripresa altro non fanno che creare molto rammarico per questa sconfitta. Ci chiediamo e chiediamo all’allenatore quale sia il vero Verona. Perché questa metamorfosi? Perché tante scelte sbagliate? L’impressione è che il tecnico si sia un po’ incartato, attento a equilibri dello spogliatoio, a gerarchie pregresse, a tenere tutti attaccati al carro. Ma il calcio e la serie A sono spietati. Non si aspetta nessuno. E’ una selezione darwiniana. Conta solo il risultato. Unico parametro, da sempre per giudicare il lavoro di un allenatore. Ne abbiamo parlato a lungo dell’argomento. Chi vince ha ragione, chi perde ha torto. A maggior ragione in una società come l’Hellas in cui l’unico obiettivo è portare a casa la pellaccia in ogni modo possibile. Se il piccolo bottino di punti ha permesso a Baroni di lavorare fino ad oggi tranquillo, ora questo margine sta per essere eroso e bisogna tornare a pensare di portare a casa il risultato in ogni modo. Schierando i migliori della rosa, chi è più in forma, chi garantisce più corsa, più freschezza. Ora fare nomi dopo la partita di oggi è superfluo. Ma è evidente che vedere Amione fare disastri come braccetto, vedere Faraoni e Doig ancora in pesante difficoltà, vedere Hongla in versione bradipo e Serdar boccheggiante, qualche dubbio arriva. Le nove partite giocate e soprattutto questa ultima gara con il Napoli ha dato delle evidenze che Baroni non può non cogliere.
Se Tchatchua entra e fa cinque cross perfetti, dando vivacità ed energia alla squadra non posso non chiedermi perché non ha giocato a scapito di Faraoni e Doig. Idem per Bonazzoli che di questa squadra dovrebbe essere titolare inamovibile tanta è la classe che di certo non gli fa difetto. Lazovic è uno che non avrà i novanta minuti ma che per sessanta fa la differenza. Duda ha giocato gare sontuose con la nazionale. Era peggio di Hongla? Folorunsho non può essere spostato come una pedina del Monopoli, perché non riesce a trovare riferimenti. E il Terracciano “inventato” come braccetto in un momento di difficoltà è meglio di questo Amione che francamente pare essere una causa persa. Aggiungiamo che in panchina ci sono giocatori come Saponara e Mboula, ancora sotto utilizzati se non addirittura ignorati e avremo un quadro della situazione tutt’altro che chiaro.
E’ un momento fondamentale per la storia di questo campionato.. Baroni deve dimostrare nelle prossime tre partite di aver trovato il bandolo della matassa e soprattutto dovrà portare a casa punti. E’ finito il tempo degli esperimenti, della “crescita” felice, del “volemose ben”. Deve tornare il Verona da battaglia, assente ormai da troppe settimane.