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DOTTOR JEKYLL & MISTER HYDE

“Cambia tutto vivere sotto pressione. Certe persone le spremi e si svegliano, altre crollano”. (John Milton-Al Pacino, “L’avvocato del diavolo” di Taylor Hackford)

Ogni allenatore che affronta la Tezenis (escluso, in verità, Ramagli con la Virtus) ripete più o meno lo stesso ritornello: “Verona non c’entra nulla con quella posizione in classifica…Arrivare qui alla pari di Verona, nessuno lo avrebbe detto…L’organico di Verona per talento e fisico è nettamente superiore…”.
Dichiarazioni che potranno essere state anche di prammatica, ma condivise da molti. E allora cosa succede alla Tezenis? L’avvicendamento dell’allenatore ha prodotto un cambio nell’impianto di gioco, ma solo a sprazzi. Flash, a lunghezza variabile, che però non hanno trovato supporto mentale.
E qui emerge la Tezenis “Dottor Jekyll e Mister Hyde”, già vista durante la gestione Frates (le sofferte vittorie con Trieste e Recanati dopo buoni primi tempi, il crollo nella ripresa con Udine) e proseguita con Dalmonte, che già all’esordio sul campo della Virtus (anche quella partita dai due volti), aveva visto accendersi “una piccola luce”. Poi la vittoria con Forlì (che tuttavia non fa molto testo) e le due partite “stile Giano bifronte” a Ravenna e con Chieti. E il sudato ritorno al successo ci lascia due indicazioni: tecniche e ambientali.
Per avere continuità la Tezenis deve trovare un rendimento decente da DiLiegro e Portannese, oltre a una regia lucida. Forse a Verona si sta troppo bene (altrove la squadra all’intervallo sarebbe stata massacrata). E se i giocatori faticano a gestire una pressione che è legata solo al puro risultato, la soluzione potrà essere trovata solo all’interno della squadra. La reazione nella ripresa con Chieti ha acceso un’altra luce. Che non dovrà spegnersi dopo la feste.

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