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CUORE, COGLIONI, ANIMA

“L’uomo è dove è il suo cuore, non dove è il suo corpo”. (Mahatma Gandhi)

In queste ore in cui il mondo del basket piange l’improvvisa e prematura scomparsa di Marco Solfrini, c’è stato chi ha ricordato il Julius Erving italiano (paragone ovviamente con le debite e rispettose proporzioni) con tre parole: cuore, coglioni, anima. Tre qualità fuse in una che sono mancate a Ferrara come a Imola, le due “Caporetto” della Tezenis che lontano da Verona sta confermando un preoccupante trend.
Vulnerabili, ha detto coach Dalmonte, che all’evidente irritazione di Imola ha fatto subentrare una sorta di rassegnazione. Per vincere in trasferta nel momento-clou della stagione, quando anche le ultime della classe danno fondo a tutto per uscire dalla palude (per usare un eufemismo…), bisogna fare doppia fatica, occorre spirito di sacrificio. E ci vuole personalità.
Perché non è solo un problema di attacco. Nel girone di ritorno la Tezenis ha vinto fuori casa solo a Mantova (dopo un supplementare), perdendo a Piacenza, a Udine (all’overtime) e negli ultimi due viaggi a Imola e Ferrara con due sconcertanti prestazioni-fotocopia: praticamente mai in partita. Subito all’inseguimento, sempre in affanno.
Nella seconda parte della stagione i giganti gialloblù hanno tirato da 3 con il 30,2% in trasferta e con il 41,9% in casa. Ma la questione non si può liquidare con la spinta del pubblico veronese. Lontano dall’Agsm Forum stiamo vedendo una squadra arrendevole, che concede troppo in difesa e subisce a rimbalzo.
Urge un’inversione di tendenza, senza arrovellarsi nei calcoli e nelle due presunte partite “facili” in casa. Perché la Tezenis resta aggrappata al sesto posto, ma dietro spingono in tante e la differenza-canestri non sorride a Verona.

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