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FALSE PROMESSE, PROMESSE DA PAURA

Si fa sempre più strada la netta impressione che la campagna elettorale si giochi tra questi due poli: da un lato le false promesse, pure fantasie che non hanno alcuna possibilità di concretizzarsi; dall’altro le promesse da paura, promesse cioè che c’è da augurarsi non si attuino perchè avrebbero conseguenze catastrofiche.
Cominciamo, ovvio, dall’incantatore di serpenti (Monti dixit): Berlusconi non ha attuato nulla della rivoluzione liberale promessa; il famoso Contratto con gli italiani l’ha archiviato subito dopo il voto; figuriamoci se ci restituirà mai l’Imu sulla prima casa.
Ma dovremmo forse credere a Monti che ora promette di tagliare le tasse? Dovremmo credere ad Ichino che parla di cambiare lo Statuto dei lavoratori? Sarebbe, certo, un’esigenza fondamentale. Ma la Camuso dove la mandiamo? In esilio? E la Cgil la rottamiamo? Pure fantasie anche queste…
Reddito di cittadinanza lanciato da Beppe Grillo, mille euro a tutti i bisognosi. Qui siamo a cavallo tra le false promesse (inimmagginabile di poterlo finanziare) e le promesse da far paura: nel senso che, con la furbizia da scugnizzi che ci caratterizza, ci ritroveremmo anche con i neonati che esigono di ottenerlo…60 milioni di redditi di cittadinanza.
E siamo all’altra faccia della medaglia, promesse da far paura: Vendola che invoca le politiche industriali, la pianificazione, i piani quinquennali da preistoria sovietica. Ingroia che invoca il ripristino dell’art.18, e prefigura un premier da processi, intercettazioni e manette a go go…
In mezzo c’è Bersani che di promesse non ne fa. Per il semplice motivo che ha ottime probabilità di vincere e quindi di essere chiamato a mantenerle! (Gli altri promettono a vanvera solo per perdere…meno largo, ben sapendo che al vedo, cioè a Palazzo Chigi, non ci arrivano).
Ad assere cattivi potremmo aggiungere che Bersani è serio al punto da non promettere nulla, da non avere un programma che sia ben visibile ed incisivo. Ciò che si vede, che si intuisce (anche se lui non lo dice, ma lo sa bene) è che il nostro Paese è irriformabile, che dopo il 25 Febbraio si potrà fare poco o niente.
Si tirerà a campare, con una sola certezza: tra due anni al massimo si tornerà a votare.

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