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IL REDDITO DI CITTADINANZA C’E’ GIA’

I tanti che oggi si scandalizzano per il reddito di cittadinanza promesso e proposto dai 5 Stelle dovrebbero prendere atto che i grillini semplicemente si muovono sulla scia, in continuità con le misure di un welfare, certamente irresponsabile e deleterio per la crescita economica, ma che il nostro Paese sta adottando da almeno 50 anni
In occasione dell’incarico alla Casellati, che teoricamente poteva portare ad un presidente del consiglio veneto, siamo andati a vedere l’unico precedente: il vicentino Mariano Rumor per 5 volte premier dal 1968 al 1974. Passato alla storia, Rumor, per aver introdotto le baby pensioni. E cosa sono mai queste pensioni baby se non un reddito di cittadinanza ante litteram? Oggi sono ancora 500 mila coloro che percepiscono un assegno da prima del 1980. Costo: 9 miliardi di euro all’anno.
La cassa integrazione straordinaria in vigore per decenni cos’è stata e che effetti ha prodotto? Il rifiuto di tornare a lavorare e non usufruirne più era la norma. Secondo il Rapporto Eurispes 2016 l’83,3% dei cassintegrati integrava il reddito con lavoretti in nero: è o no anche questo un reddito di cittadinanza ante litteram?
Ultimo dei tanti esempi possibili (tralasciando i posti pubblici a vita senza alcun controllo né di presenza né di produttività) le pensioni di invalidità. Possibile che dal 2004 al 2016 il numero dei beneficiari sia passato da due a tre milioni? Con un costo lievitato da 8,5 a 15,4 miliardi di euro. Quanti sono i falsi invalidi che fruiscono del reddito di cittadinanza?
Vero ciò che tanto tempo fa diceva Leo Longanesi: “Una Repubblica fondata sul lavoro non sogna che il riposo”.
Ma vero anche che certi comportamenti dei cittadini derivano più spesso da perversi incentivi istituzionali – un welfare irresponsabile che affossa la cultura del lavoro – che da cattiveria o pigrizia.
D’altra parte parafrasando Milton Friedman: se pagate la gente per non lavorare e la tassate quando lavora, non stupitevi di creare disoccupazione.
Risultato finale: siamo il Paese Ocse con la crescita più bassa; tra il 1996 e il 2017 è stata solo del 6%. Perfino la Grecia tanto bistrattata ha fatto meglio col 16%.
(Ho citato ampi stralci dell’articolo di Carlo Stagnaro sul Foglio di giovedì 19 aprile)

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