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FRANCESCO E IL NOME DEI CARNEFICI

La parola Islam, terrorismo islamico, non compare sulle labbra di Papa Francesco. Condanna genericamente l’odio e la violenza. Non chiama col loro nome nemmeno i carnefici di padre Jaques, il parroco di 86 anni sgozzato nella sua chiesa.
Gian Guido Vecchi, del Corriere, ha scritto che è giusto così. Che Francesco è l’unico leader occidentale ad avere una strategia vincente: non bisogna fare il gioco dei terroristi, non bisogna rispondere con la violenza alla loro violenza, perché otterresti solo di diffondere ancor più il fondamentalismo. Bisogna invece isolarli, proseguendo col dialogo e il confronto con l’Islam moderato.
Può darsi che Francesco e Vecchi abbiano ragione, che la strategia giusta sia questa.
C’è però anche una spiegazione alternativa. Basata sull’enorme, comprensibile, difficoltà ad accettare una realtà così sconvolgente con tutte le terribili conseguenze che essa comporta. Da qui la speranza di non dover arrivare all’esito estremo e di poter evitare le guerre col dialogo, con gli accordi.
I precedenti storici di tale speranza, dimostratasi illusione, non mancano e un gesuita, prete colto quant’altri mai, dovrebbe rammentarli.
Nel 1938, al termine della conferenza di Monaco – grande mediatore il nostro Duce – la convivenza pacifica tra il nazismo e le democrazie europee di Francia e Gran Bretagna sembrava garantita. Perfino l’integrazione: il nazismo si diffondeva infatti anche in Inghilterra (diventando il terzo partito), gli estimatori di Hitler e Mussolini si moltiplicavano in Francia e perfino negli Stati Uniti.
Peccato che l’anno dopo i panzer invadessero la Francia e la Luftwaffe bombardasse Londra…
Con la firma del patto Ribbentrop-Molotov, Stalin era convinto di aver blindato l’Unione sovietica. Specie dopo la pacifica e dialogante spartizione della Polonia. Così, quando nella primavera del 1941 parte l’Operazione Barbarossa, il Piccolo Padre si rifiuta di crederci. Per giorni si illude che siano solo tafferugli alla frontiera. La Wehrmacht deve prima massacrare interi reparti dell’Armata rossa, compresi quei commissari politici che per l’Unione sovietica erano l’equivalente dei preti per la Chiesa, e solo così Stalin è costretto ad aprire gli occhi sulla terribile realtà dell’invasione nazista da affrontare.
Domanda: quanti commissari religiosi, quanti preti dovranno essere sgozzati prima che anche Papa Francesco apra gli occhi?

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