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I NO BORDER DA SALOTTO

Ennesima edizione, tipicamente italica, dei rivoluzionari da salotto: questo sono i “no border”, quelli che protestano contro le frontiere. L’importante è essere “no” (global, tav, triv, border. Etc. ect.). Ma più importante ancora è non rischiare nulla, standosene al sicuro nel salotto di casa.
Il quadro dell’immigrazione è sempre più drammatico. Repubblica racconta oggi della Turchia che minaccia di riaprire le frontiere e farne partire verso i nostri lidi altri tre milioni. La Stampa scrive di Milano invasa da migliaia di migranti che non riescono a passare in Svizzera. Stessa cosa a Como. Nel fine settimana sono stato a Bolzano, autentico gioiello del Sudtirol: anche qui stranieri che bivaccano ovunque perché l’Austria dal Brennero non li fa passare.
Facciamo finta di credere che il problema siano i border, le frontiere chiuse. Dei veri, coraggiosi, rivoluzionari andrebbero a protestare e combattere in quei Paesi che le frontiere le hanno sprangate. Ma, ovviamente, è più comodo e sicuro starsene nel salotto di casa, a Ventimiglia, nell’unico Paese europeo che i border li tiene da decenni spalancati!
Qui si rischia nulla, anche andando all’assalto delle forze dell’ordine con spranghe e coltelli. Massimo un foglio di via da usare come carta igienica. Da bruciare in piazza a Padova come fece Luca Casarini quando glielo diedero “intimandogli” di non tornare a Padova…
Provino a protestare e combattere in Svizzera, in Austria, in Francia. A cercare lo scontro con la polizia, rischiando l’arresto, il processo per direttissima, la condanna da scontare in carcere. Ma, per farlo, bisognerebbe essere rivoluzionari veri e non da salotto.

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