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QUANTE PIPPE SUL SI’ USA

Le prime pagine di oggi, 14 Settembre, traboccano di pippe sull’ambasciatore Usa che si è schierato per il sì al futuro referendum costituzionale; Permettendosi di aggiungere che una vittoria del no avrebbe disincentivato gli investimenti stranieri in Italia.
Tra tutte la reazione di Bersani: “Ma per chi ci hanno preso?” Per quello che siamo: italiani dediti alle pippe, utilissime a distoglierci dai problemi reali del Paese.
Gli esempi di “indebite interferenze” nella politica interna di altri Paesi, fatte dai politici italiani, si sprecano. Dite chi oggi, media compresi, non si è schierato sulle presidenziali americane? Il mantra corrente è questo: speriamo la spunti Hillary, che se vince quel cazzone di Trump sono guai.
Stessa cosa con l’esito delle elezioni in Austria, piuttosto che in Grecia, in Spagna e perfino nei lander tedeschi.
Serve ricordare che in occasione del referendum della Gran Bretagna Matteo Renzi arrivò a scrivere un intervento sul Guardian per spiegare agli elettori inglesi che dovevano votare remain, che altrimenti sarebbe stato un disastro per l’economia del loro Paese?…
Inglesi, americani, Paesi seri, cioè non dediti alle pippe (o di natura diversa dalle nostre) di queste “interferenze” se ne fregano. Solo noi ne abbiamo fatto una telenovela tragicomica.
Nel mondo occidentale globalizzato, dove esiste una precisa interdipendenza politico-economica, è naturale esprimere preoccupazioni o auspici sull’esito di qualunque elezione o referendum.
Altra cosa sarebbe stata se l’ambasciatore Usa avesse garantito finanziamenti occulti ai comitati per il sì (stile quello che fece per decenni l’Unione sovietica a vantaggio del Partito comunista italiano). Questa sì che sarebbe stata un’interferenza indebita e inaccettabile.

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