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VERSO LA META’ DEL SECOLO VIVREMO CENT’ANNI. AH SI’? E CHI SE NE FREGA…

Ho letto di sfuggita, non ricordo dove, che tra non molto vivremo 100cento100 anni.
Ricordo solo che il primo pensiero che ho fatto è stato: e allora?
Poi ci ho pensato un po’ sopra e mi sono domandato che cosa NEI FATTI QUOTIDIANI cambierebbe.
Non sono un “duro”, e nemmeno tra quelli che un giorno da leone era meglio di cent’anni da pecora (anche se non è una sciocchezza).
Ed ho cominciato a farmi le domande più banali che mi venivano in mente, tipo:
a) faccio già fatica a salire i gradoni del Bentegodi e spesso, anche un po’ per celia, sono costretto a chiedere un aiuto: “atenti che riva el nono, no feme cascar…”.
Vuol dire che mi toccherà vedere il Verona seduto in tv o entrare un’ora prima allo stadio per salire con un po’meno d’affanno le scale?
No grazie!
b) mi piace molto giocare a tennis e ho cominciato a notare con fastidio che quando gioco con qualche bravo giovanotto, questi evita accuratamente di farmi le “smorzate” (palle corte) per un’ insopportabile, educata, forma di rispetto, nel senso che non arrivo più a prenderle come avveniva SOLO una DECINA D’ANNI FA.
No grazie!
c) sono stato un discreto ciclista, specie in salita. Adesso mi capita che quando faccio qualche uscita con dei trenta-quarantenni, per una buona mezz’ora si sta insieme, anche quando la strada comincia a salire, poi ad un tratto ecco la MALEDETTA: “…Gazza ti dispiace se facciamo uno “scattino”… e poi me li ritrovo che in discesa ciondolano a pedali fermi per aspettarmi”.
No grazie!
Fino a questo punto il differenziale insopportabile (per me) appartiene alla fisicità.
Poi ti dicono che nella vita c’è ALTRO.
Ah si la mente, l’intelletto.
Bene anche qui comincia a capitarmi che quando cazzeggio con qualche ragazzotto sveglio, con la metà dei miei anni e, probabilmente, anche la metà della mia “conoscenza”, mi trovo in ritardo su quello che è sempre stato un mio punto forte: la battuta e la ribattuta ironica e tagliente. Spesso mi occorre tempo per trovarne una adatta e talora mi viene in mente, magari bellissima, quando il discorso ha preso altre vie e sarebbe totalmente ridicolo ritornare indietro per dirla.
Oltre al ridicolo ci andrebbe di mezzo l’insopportabile PATETICO.
Tralascio altri importanti temi come l’aggravamento di bilancio per lo stato e connessi.
Certo esiste il diritto dovere di curare le malattie invalidanti o mortali, e qui il “discorso” si fa piuttosto complesso, e io glisso.
La chiudo così, cercando di usare il massimo cosciente d’onestà:
ho vissuto, con soddisfazione, già una settantina d’anni.
Diciamo che me ne mancano CIRCA (?!) una dozzina per rivedere certi luoghi, musei, chiese, monumenti, di cui a suo tempo non ho ben compreso la loro importanza per un puro deficit intelettuale.
Tutto qui.
Amen.

p.s.:
Del sesso non ho parlato volutamente perchè di “giochini” divertenti, partner consenziente ovviamente, ne posso fare anche oltre i cento.
Anni.
🙂

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