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CAMBIO LINEA…ANZI NO

Tuffo carpiato con avvitamento. Cambierò opinione e linea. Subitaneamente, così. Scriverò che Setti è giovane e bello, elegante e raffinato. Racconterò che è quotidianamente qui a Verona, presenzialista in sede perché innamorato dell’Hellas e che quello di Mantova è solo un omonimo, un Ranzani minore. Non porrò più domande – ad oggi ancora senza risposta – su cosa è cambiato a livello finanziario dopo i primi tre anni di vacche grasse e gli ultimi di montiana spending review. Sarò la fiera dei luoghi comuni, delle frasi fatte e innocenti. Un cliché vivente. Sarò più realista del re, più leccaculo dei leccaculi (lo so la compagnia è numerosa e bisognerà dare di lingua per battere la nutrita e talentuosa concorrenza). Ma in tempi di “querela facile”, come scrive Gianluca Vighini, preferisco sottrarmi a quella che io ritengo una delle (tante) cause della malagiustizia italiana: l’intasamento dei tribunali. Nello scorso campionato mi è stato tolto l’accredito allo stadio e sembra che – a parte il mio editore – non gliene freghi un cazzo a nessuno, nemmeno a chi sarebbe nato per tutelarli, i giornalisti. Ma poco male, mai stato corporativo il sottoscritto, troppo anarchico e libertario per appartenere a qualsiasi parrocchia.

Il punto semmai è che a leggere certi commenti sotto il significativo articolo di ieri di Vighini, pare che non gliene freghi un cazzo nemmeno a chi dalla nostra libertà dovrebbe sentirsi tutelato: il lettore,  in questo caso anche tifoso. Alcuni, sia chiaro, non tutti, fortunatamente. Sono gli stessi che sotto l’articolo di Vighini parlano d’altro (della puntata di Pecchia, che comunque la si pensi è piccolissima cosa rispetto all’allarme lanciato da Gianluca e che peraltro dimostra una volta in più che Telenuovo non fa guerre, dunque il contrario di ciò che questi geni affermano in un inconsapevole cortocircuito logico). Sono gli stessi che hanno già dimenticato il coraggio che Gianluca ha avuto nel gennaio 2016 – da mediapartner! – di scrivere certi articoli (e all’epoca quello stesso qualcuno lo insultava perché troppo severo e invece ci aveva visto lungo). Sono gli stessi che approfittano della libertà che i blog offrono per scrivere (con nick anonimi) commenti (questi sì) da querela, peraltro in casa dello stesso giornalista che insultano.

Perché badate bene: i giornalisti, vi piaccia o meno, sono solo intermediari tra il potere e l’opinione pubblica, o per dirla più romanticamente alla Enzo Biagi “dei testimoni del tempo”. Noi vi raccontiamo ciò che sappiamo, ma se smettiamo di raccontarlo continueremmo a saperlo lo stesso. Voi no.

Dunque ora saranno solo carezze, elegie e agiografie. Sarà tutto più facile, comodo e avrò meno rotture di coglioni. Tranne, inteso, che con la mia coscienza e la mia onestà intellettuale, le uniche armi che io piccolo giornalista ho sempre utilizzato perché amo il Verona, che è essenza, spirito e comunità, dunque molto di più del tempo che stiamo vivendo e dei dirigenti di oggi, dal presidente agli obbedienti peones. E io devo rispettare quell’essenza, quello spirito e l’intelligenza di chi è parte di quella comunità. E devo rispettare il lettore.

Per questo, in fin dei conti, so che sopra ho scritto solo una marea di cazzate e che continuerò a fare quello che ho sempre fatto: scrivere come so e guardarmi allo specchio la mattina.

 

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