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LO STRANO EQUILIBRIO (GRANDI QUALITÀ, GRANDI DIFETTI)

Il Verona di Juric regge il suo equilibrio sulla dicotomia, quindi sugli estremi opposti: grandi qualità si uniscono a grandi difetti. Pertanto difficilmente potremo ambire a un campionato tranquillo, ma certamente non ci annoieremo mai. Questo ci dicono le prime dieci giornate di campionato, che convenzionalmente sono un po’ come i primi 100 giorni di un governo, servono a tracciare una linea e suggeriscono una prima valutazione.

Intanto l’adorabile Juric, suo malgrado, sta facendo giurisprudenza calcistica: si può vincere anche senza gol delle punte. Non credo sia mai successo (gli esperti di almanacchi mi confermeranno o smentiranno) che una squadra totalizzi 12 punti in 10 partite senza che un suo attaccante sia andato in rete. E qui torniamo al più grande difetto del Verona: la penuria di frontman, di una prima linea capace – come ha detto il tecnico di Spalato lunedì – di “concretizzare ciò che si crea”. E non parliamo solo di Stepinski (peraltro ieri a Parma encomiabile), ma proprio di una carestia nel reparto, sguarnito di prime e seconde punte da gol. “La moria delle vacche” l’avrebbe definita Totò.

L’altro difettuccio – a volte decisivo, altre fortunatamente latente – è la mancanza di un difensore che sia all’altezza di Kumbulla e Rrhamani, talmente forti da sopperire sovente (ma non sempre) alle lacune del terzo compagno. Qualcuno minimizzerà, io no, dato che la lotta per la salvezza sarà sul filo dell’equilibrio. Infine sugli esterni abbiamo due giocatori bravi, Lazovic e Faraoni, ma che per motivi diversi non garantiscono i giusti rifornimenti al colpo di testa di Stepinski. Faraoni perché, pur completo, non eccelle sempre nei cross, Lazovic (ieri gol meraviglioso) perché da destro che gioca a sinistra arriva poche volte sul fondo e mai con il suo piede.

Ma poi ci sono le qualità. Grandi qualità. La coppia di centrocampo Amrabat e Veloso è da zone alte della classifica. I due sono forti singolarmente e si completano. Ma in generale tutto il centrocampo è di ottima levatura, perché gli stessi Lazovic e Faraoni – pur nei difettucci richiamati sopra – sono giocatori da media serie A. Poi abbiamo due signori difensori che da queste parti non si vedevano da anni (dai tempi di Laursen e Apolloni), Rrhamani e Kumbulla, e un portiere di sicuro affidamento. A proposito di Silvestri, non si capisce perché due anni fa facesse la riserva di Nicolas. Lo scrivemmo allora, lo ribadiamo ora. Ma eravamo polemici, dicevano…

Last but not least, Ivan Juric. Non servono molte parole per lui: tatticamente è il miglior allenatore che abbiamo a Verona dai tempi di Ventura (quello vero e non l’ombra degli ultimi anni). L’Hellas è organizzato, ha un’identità e di conseguenza un’anima (se non sai cosa fare in campo anche la grinta scema).

Ho letto che il Verona meritava di più con il Sassuolo che a Parma. Non è vero, il calcio non è pugilato, non è statistica e non può essere letto con gli occhi della mera logica (che poi il Sassuolo anche nei numeri non ha demeritato). Il Verona a Parma, al di là dei singoli episodi, ha saputo leggere e gestire la partita, è stato concreto, non ha mai davvero sofferto. Molto arrosto e poco fumo, a differenza di altre volte. Questo serve per vincere, non “giocare bene” a fini più o meno estetici.

Mi auguro che, a prescindere dalla prova di Salcedo (merita tempo e fiducia), si prosegua nell’esperimento delle due punte. Il Verona le può reggere e ne trae beneficio anche Stepinski. Avanti, con fiducia.

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