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UP & DOWN

La partita manifesto. Il Verona a San Siro si è mostrato in tutte quelle sue contraddizioni che raccontiamo da tempo. Up & down, cioè le grandi qualità e i grandi difetti che sono stati tema (e titolo) di un mio recente articolo.

Il Verona del primo tempo si è espresso con le stimmate della squadra di media-alta classifica: ritmo, organizzazione, qualità in mediana e maglie strette in fase difensiva, dove peraltro si è sofferto meno del previsto. Spartito diverso nella ripresa: il Verona quasi senza accorgersene ha messo la testa sott’acqua in una lenta ed esiziale apnea. I motivi? Calo fisico, armi spuntate davanti (il povero Salcedo ha fatto la guerra con uno stuzzicadenti per tutta la partita), cambi non all’altezza. Insomma, la famosa coperta corta. Ovvio, poi, che con le grandi squadre la paghi tutta e con gli interessi. Quante ne abbiamo viste di partite così in vita nostra? Niente di nuovo.

Poco male per classifica, che rimane decisamente buona. Senza mettersi qui a fare tabelle, il Verona può benissimo chiudere il girone d’andata a 21-22 punti. Senza strafare. La salvezza sarà a 36-37 punti (tante squadre in lotta abbassano il quorum). E ora la sosta ci permetterà di avvicinare senza scossoni il recupero di Veloso, una delle tante perle di Coimbra.

Ma la genesi della sconfitta di San Siro me lo conferma: se dal mercato di gennaio arrivasse un attaccante in grado di completarsi con Salcedo, questo Verona potrebbe anche ambire alla parte sinistra della classifica. In attesa dei recuperi di Badu (da valutare con tutta la delicatezza del caso) e Bessa, due che ti migliorano la squadra.

Perché perdere l’occasione di divertirsi?

 

 

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