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JURIC IL MIGLIORE DEGLI ULTIMI VENT’ANNI, EPPURE…

L’impresa dell’Atalanta in Champions League mi conferma quanto ho pensato a caldo dopo la nostra sconfitta di Bergamo: l’Atalanta è tra le cinque-sei grandi squadre di questo campionato e al Verona, nei 90 minuti, contro di esse manca qualcosa per spuntarla o quantomeno non perdere.

Inutile che continuiamo con la nenia del “meritavamo di più”, ma è altrettanto sbagliato essere preoccupati per l’assioma “giochiamo bene ma non raccogliamo”. Non sono vere nessuna delle due affermazioni: giochiamo bene e raccogliamo con le squadre del nostro livello o inferiori, paghiamo la superiore qualità (è il calcio, bellezza!) contro le più forti (e Roma e Atalanta rientrano nella categoria). Perciò abbiamo la classifica perfetta, quella che rispecchia fedelmente il nostro valore a oggi.

Mancano quattro partite alla fine del girone di andata e con Torino, Spal e Genoa si può muovere la classifica. Penso che il Verona di Juric sia squadra da 9°-12° posto, poi dipenderà dagli infortuni (a un Kumbulla, si è visto, non possiamo rinunciare a lungo) e dal mercato di gennaio (in entrate e in uscita, perché con Setti non si sa mai…).

Resta tuttavia una costante nell’effimero volatile del calcio: l’Hellas propone un calcio concreto e divertente, verticale, fisico, veloce e organizzato. Non si vede spesso in Italia e non avevamo ricordi a queste latitudini.

Senza nulla togliere a Mandorlini e ai suoi straordinari risultati (che posizionano il tecnico di Ravenna tra i più vincenti della nostra storia), credo che sul piano tecnico-tattico, quindi come allenatore puro, Juric sia il migliore capitato a Verona negli ultimi vent’anni. E’ dai tempi di Prandelli e (poco dopo) forse il primo Ficcadenti che non abbiamo un tecnico moderno per l’epoca.

Tuttavia se la società vuole crescere non deve innamorarsi di nessuno, ma pensare a una progettualità che prescinda dagli uomini e che, semmai, gli uomini possano far lievitare. Ho avuto il privilegio di seguire da cronista il Chievo di Sartori e di conoscere il suo metodo di lavoro da vicino. Quella gestione tecnica (non svendere i giocatori forti ma dar loro una certa continuità, Delneri o Pillon confermati non per sentimento ma finché c’erano i margini tecnici-economici per farlo) dovrebbe essere la bussola. Sartori oggi è all’Atalanta: non avremo i soldi di quel club, ma almeno il metodo potremo farlo nostro.

 

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