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FISCHI E FIASCHI

“End is not the end. END means Effort Never Dies” (Anonimo coach – segnalato da Luca Dalmonte) 

In 9 anni di A2 la Scaligera non aveva mai perso in casa subendo più di 100 punti. Anzi, nemmeno in trasferta. L’unica volta con un centello incassato coincise con una grande vittoria al Palaolimpia: 113-105 contro la Virtus di Alessandro Ramagli che poi sarebbe salita in serie A, ma allora fini all’overtime (parziale 26-18). Sulla panchina di Verona c’era già Luca Dalmonte.

Il k.o. con Imola fa male, doppiamente male, ha portato i primi fischi di una parte del pubblico (nella ripesa capitan Amato ha invitato la tribuna a sostenere la squadra in rimonta, trovando in verità scarsa reazione) e porta anche delle sinistre coincidenze. Sulla pagina social dell’Andrea Costa c’è chi si è lasciato andare alla battuta che ha vinto il Dalmonte giusto (Lorenzo, figlio del coach gialloblù e assistente di Di Paolantonio), ma è indubbiamente curioso che questo record negativo sia arrivato per mano della squadra della città di LDM.

Coincidenze a parte e infortunio di Henderson a parte, l’impressione è che si sia rotto qualcosa nel delicato equilibrio della squadra; un gruppo che sembrava avere trovato coesione e compattezza, ma evidentemente le 9 vittorie consecutive sono proliferate su un confine molto sottile e precario, che ha permesso di strappare vittorie sofferte o in clamorosa rimonta come nel trittico Ferrara-Jesi-Montegranaro, poi di piegare Roseto dopo tre supplementari e di sudare un po’ anche sul campo di Cento.

In questo poker di sconfitte pesa soprattutto il sostanziale dominio in tre partite: nella tana della Fortitudo ci poteva stare, ma in casa con Forlì (priva di un americano) e contro Imola, no. E in mezzo la beffa di Mantova.

Il campanello si è acceso per segnalare un allarme, che è nella testa dei giganti gialloblù. Hai voglia di pretendere di resettare una sconfitta bruciante, se 72 ore dopo concedi il 100% da 2 agli avversari nel primo quarto (10/10, mai visto), 14/15 all’intervallo e 10/14 nelle triple. Se subisci più del 70% da 3 forse devi chiamare LBJ per vincere. Eppure nella ripresa la Tezenis è risalita fino a due possessi di distanza, ricadendo però sempre nei soliti errori. A cominciare da una difesa che talvolta si è rivelata in fiasco, concedendo sul p&r centrale reiteratamente e pervicacemente un numero esagerato di scarichi in area, in particolare sul back-door.

Da quello bisogna ripartire per ricompattare una squadra che sembra avere smarrito la fiducia in se stessa. Lasciando da parte l’angoscia e cercando con pazienza le scelte migliori. Ma c’è sempre il rischio che la pazienza del presidente Pedrollo sia arrivata al limite.

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