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L’UOMO E IL SUO DOPPIO

Fin dall’Università, dalla lettura e dalle lezioni di Psicologia (avevamo anche il Trattato di Psicoanalisi di Cesare Musatti che tenne anche una Lezione Magistrale, prima che i “rivoluzionari” impedissero lezioni serie), l’Uomo e il suo Doppio è stato il filo conduttore della mia vita e delle mie azioni, in ogni campo.
Ma il Topic originario che avevo in mente sfiorava solamente quel dato.
Avevo assistito ad una trasmissione di Sky, non ben riuscita, sul ritorno dirompente in alcune “piazze” della “Droga delle Droghe: l’EROINA, dove l’asse Rogoredo-Bergamo è diventata la “capitale” europea dello spaccio di quella sostanza, con mini-dosi in vendita a 5 EURO!
Alcuni giorni dopo, parlando con un amico che avevo sempre ritenuto abbastanza colto e che aveva visto la stessa trasmissione, se ne esce con: “…non capisco come facciano a “non uscire da quel tunnel di morte, prima apparente, poi effettiva…”.
Il discorso, per me, finì lì.
Come fanno a non “uscirne”(?!?) mi sembrava una bestemmia scientifica e culturale.
E pensai alla mia “modesta” dipendenza dall’ansiolitico per dormire che mi trascino da circa trent’anni.
A tutti gli sforzi che ho fatto, sottoponendomi anche ad una laboriosissima terapia che mi liberò, con fatica, per un anno.
Poi al primo “incidente di percorso” che mi procurò un ingovernabile stato d’ansia, ricominciai, con la folle affermazione: “Tanto smetto quando voglio…”.
E non fu così.
Andai anche da uno Psicologo, bravo, del Comportamento.
Non più di quattro sedute perchè alla fine feci un lungo discorso passando dalle varie tappe della mia vita e arrivando ad una mia conclusione.
Il terapeuta mi guardò e disse: “credo che i nostri incontri finiscano qui, ti sei fatto un’autodiagnosi su cui non ho nulla da aggiungere, se ne sentirai il bisogno, ma non credo, ci vediamo dopo l’Estate”.
Ci vedemmo sì, ma su un campo da tennis per una bella partita.
Credo che sto facendomi del male, non perchè il farmaco sia tossico, ma perchè di notte sono Hyde, pieno di idee, di fermento intellettuale, con visione “presbite” di dove il mondo sta andando e sono spesso demoralizzato pensando alle nuove generazioni.
Poi, in un momento di lucidità, penso alle generazioni passate, anche quelle lontane, e capisco che ogni essere vivente “ha avuto le sue gatte da pelare”.
Ma non è un conforto.
Segue…, forse.

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