Che fine ha fatto il conte Piero Arvedi d’Emili o d’Emilei (non abbiamo ancora ben capito come si scrive…)? Mi dicono che martedì si è fatto vedere all’antistadio, dopo tanto tempo. Sicuramente non ha più parlato, né ha rilasciato interviste. E forse è meglio così, visto quello che è successo con la farsa della cessione. Pare che sia stato Galli in persona, quando ha accettato l’incarico, a dire ad Arvedi: “Adesso presidente è meglio che lei se ne rimanga un po’ in disparte”. In effetti di casini Arvedi ne ha combinati a sufficienza. Società ceduta, sì, no, forse, comunicati alle 6 di mattina o alle 11 di sera, ufficialità che non sono mai state tali, una sarabanda che non ha mai avuto riscontri a Verona. Che la lezione sia servita? Non lo so. Io spero che Arvedi, dopo tante parole e dopo tante promesse, abbia capito che è il momento di far parlare i fatti. Perchè solo con i fatti può riconquistare la piazza. E’ difficile giudicare adesso se il lavoro di Galli è un buon lavoro. Saranno i risultati a dircelo. Però non possiamo non rilevare “un’inversione di tendenza”. E’ arrivato Sarri, sono stati presi (per il momento) otto giocatori che comunque hanno qualcosa da dire per il gioco di questo tecnico, non ci sono solo prestiti, ma anche qualche giocatore acquistato a titolo definitivo. E Arvedi non ci ha fatto nemmeno una promessa. Nessuna dichiarazione del tipo: “Andiamo in serie A” che peraltro… proprio bene non è che abbia portato. Adesso c’è da sperare che l’”innamoramento” del conte per Galli non duri troppo poco. Dopo quelli per Pastorello & Signora, per Ficcadenti, per Cannella, è tempo di instaurare solidi rapporti che siano solo professionali. Se poi c’è stima tra i due tanto meglio. Ma è necessario dare solidità e certezze alla società anche da questo punto di vista. Non è possibile cambiare uomini e management ogni sei mesi. Gli sconquassi che provochi in una struttura lavorativa sono incalcolabili, figurarsi in un’azienda difficile e atipica come quella calcistica… E se poi arriveranno i risultati… Non si preoccupi Arvedi: arriverà anche il giorno della Gloria, per lei e per quello che avrà saputo fare. Perchè non è vero che Verona non è riconoscente. E’ solo vero che non sopporta di essere tradita.
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.
E’ anche un grande appassionato di cucina.
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