Il pareggio di Lecce non è da disprezzare. Ma non è nemmeno il caso di farne l’elogio. Quando una squadra come il Verona deve inseguire per colmare il gap accumulato, non può permettersi di avere battute d’arresto nella prestazione. Dire che prima o poi sarebbe arrivato quel momento vuol dire essere condannati a retrocedere. Purtroppo per salvarsi bisogna fare qualcosa di eccezionale e straordinario anche quest’anno, considerata la marea di punti dissipati per un motivo o per l’altro.
A vedere il bicchiere mezzo pieno (e oggi faccio fatica, ve lo confesso) c’è da dire che in altri contesti questa gara l’avresti persa e saresti andato a picco. In un modo o nell’altro (anche per la pochezza offensiva dell’avversario) abbiamo retto, ma è banale dire che ora non si scherza più.
Arrivano due partite cruciali. Non si possono fallire. Parma sarà lo stesso viatico della scorsa stagione, quando Zanetti, sorprendentemente salvato da Sogliano, si giocò tutto.
Ho visto la squadra di Cuesta nel secondo tempo contro il Milan e se pensiamo che sia semplice anche per un solo secondo, andiamo incontro ad una delusione cocente. Il Parma è una squadra molto più forte del Verona, con giocatori e investimenti che la nostra proprietà si sogna. Pellegrino, Bernabè, Valeri, Del Prato e cito a caso, noi non li abbiamo. E’ vero, sono giovani, ma non sono per niente sprovveduti e sono molto molto forti. Col Milan hanno avuto una reazione veemente, ad un certo punto raggiunto il pareggio hanno tentato di vincerla.
Il Verona si deve ritrovare. So che non è facile ed è molto deprimente giocare bene e buttare via le partite com’è successo con Cagliari, Como e Inter. Serdar ci mancherà, ma non creiamo alibi né giustificazioni. Senza di lui, contro l’Inter abbiamo fatto una partita sontuosa. Zanetti deve schierare la formazione migliore con gli uomini pronti. Purtroppo una squadra di serie A non è una onlus che lavora per recuperare chi non è in forma. Valentini e Harroui torneranno quando saranno al 100 per 100, non ora che non vanno neanche a spingerli. Chi entra dalla panchina non può far rimpiangere ogni volta chi esce. E’ ora di dare una bella scrollata a questi ragazzi che non stanno dando il contributo sperato. Infine: radio mercato a novembre è meglio spegnerla. Giovane, Belghali, forse Orban, sono per ora niente di più e niente di meno che dei buoni prospetti, sicuramente non dei fuoriclasse da esporre al banco della verdura. Abbassiamo il volume e mettiamoci a correre. Veloce, please.

