Sean Sogliano ha promesso solo una cosa da quando è tornato a lavorare nel Verona: l’Hellas avrebbe sempre lottato fino all’ultimo secondo dell’ultima partita di campionato. Una sola promessa, ma sempre mantenuta.
Con lui, il Verona si è salvato per tre volte. Molto più di uno scudetto. Chi vince lo scudetto, non rischia la “vita” del club se l’obiettivo non viene raggiunto. Il Verona sì. Tra la salvezza in serie A, il nostro scudetto, e la retrocessione ci passa tutta la differenza del mondo.
Sogliano ha un modo di lavorare assolutamente diverso da tutto il resto della combriccola. Se volete è “vintage”, come avere un vecchio ds in un mondo completamente ribaltato.
Social, comunicazione, marketing sono argomenti che gli fanno venire l’orticaria. Non sopporta neanche gli staff chilometrici, i nutrizionisti, i match analyst, la fuffa del calcio moderno. E’ una specie di Amish del pallone. Vive nel calcio degli anni’70 e ’80, convinto che le dinamiche umane non siano poi così cambiate.
Per questo, probabilmente, ha meno remore a cambiare compagna che cambiare il tecnico che lui ha scelto. Un vincolo che sente fortissimo. Se poi dall’altra parte trova una persona onesta, sincera, coerente e appassionata come Zanetti, l’ipotesi diventa ancora più remota. Questi due sono l’unico vero valore aggiunto che ha il Verona. Lo penso veramente. In questo calcio impazzito, con le proprietà in mano a fondi senza faccia, senza radici, senza passione, qual è l’unica cosa che fa la differenza? Proprio ciò che Sogliano e Zanetti rappresentano in questo momento. Unitamente, è ovvio alla passione dei tifosi, con cui loro simbioticamente vanno a braccetto, nutrendosi del tifo come un’auto si nutre di benzina.
I tifosi del Verona sono di un’altro livello quando fanno la sintesi del momento. Storicamente è sempre stato così. Il volantino “Soli contro tutti” dell’anno dello scudetto rappresenta a mio parere il capolavoro programmatico della nostra tifoseria. Ma siccome odio i boomer che tendono solo ad esaltare il loro passato, oscurando il presente e i ragazzi di oggi, voglio dire, a livello puramente personale e per quello che può contare, che la Curva di oggi non sbaglia un colpo. Tra lo striscione “Volemoghe ben al Verona” dell’anno scorso e il recente volantino “What’s your plan?”, questi giovani ragazzi si sono dimostrati di grandissimo spessore. Chapeau.
La vittoria di ieri non è nulla se non sarà confermata dalle prossime gare. Ma non è nemmeno una rondine come mi ha scritto qualcuno. Perché questa prestazione, perdonatemi, non è episodica. Ne abbiamo viste tantissime in questo campionato. Cito le gare con Cremonese, Juventus, Cagliari, Inter, Como in cui il Verona ha fatto un figurone e ha raccolto troppo poco. Stavolta abbiamo, finalmente, anche raccolto ciò che si è seminato.
Ma appunto è solo la gara che ci rimette in carreggiata e ci permette di tenere fede alla promessa di Sogliano. Lottare fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata per conquistare un altro scudetto. Vitale per il nostro club.

