Non ho molti amici nel mondo del calcio. Tante conoscenze, certo, ma amici veri non molti. Li conto sulle dita di una mano: Nico Penzo, Mike Cossato, Massimo Ficcadenti e Cesare Prandelli. Quattro persone per bene, quattro grandi della storia dell’Hellas. Gente vera che dice sempre pane al pane e vino al vino. Gente che ha sofferto e che soffre quando viene messa in dubbio la loro lealtà. Prandelli è il più grande allenatore che ho conosciuto. Lo spessore morale della persona è sotto gli occhi di tutti. Cesare è un puro, uno che non ha mai dimenticato (appunto) gli amici. Ci sentiamo spesso con lui. Io e Stefano Rasulo siamo andati più di una volta a casa di Cesare, a Orzinuovi, dove vedendo il paese, il "mitico" campetto dell’oratorio davanti alla vecchia casa di famiglia, puoi capire perfettamente chi è Prandelli. Una persona semplice con cui puoi passare una sera intera a parlare di calcio, tre o quattro ore che ti arrichiscono personalmente perchè Cesare è intelligentissimo e mai banale.
Ieri sera quando ho saputo che la Fiorentina era passata in Coppa Uefa, ero felice per lui, ma sono stato anche assalito dall’amarezza. Proprio perchè conosco bene Prandelli, so come la pensa sul calcio, so qual’è la sua filosofia, vedo nella Fiorentina quel progetto che Prandelli voleva far decollare anche a Verona e che Pastorello ha impedito nel nome di un business esasperato. Prandelli non vuole allenare grandi calciatori. Li vuole costruire. Dentro il famoso progetto. Per lui è molto meglio avere Montolivo che Vieira. Identifica l’Idea (I maiuscola voluta) con il suo lavoro. Pastorello che pure con apprezzabile sagacia aveva puntato sulle sue doti, non aveva capito questo. O meglio: in nome dell’affare a tutti i costi mandò a p…ne quel fantastico Verona.
I due litigarono quando Prandelli capì che Pastorello avrebbe distrutto il "suo" giocattolo quello che con tanta pazienza lui aveva costruito. Vendendo Brocchi, Marasco, Cammarata e compagnia bella, Pastorello aveva azzerato il lavoro pignolo di Prandelli. Ricordo come se fosse oggi quando Cesare disse a Pastorello che lui sarebbe rimasto a Verona gratis se Pastorello avesse desistito dalla grande cessione di massa. Pastorello sbiancò in viso e lasciò che Cesare se ne andasse a Venezia a casa di Zamparini. Fu quello anche il primo caso di una cessione di un allenatore. E già: perchè Pastorello grazie a Prandelli si fece saltar fuori un paio di giocatori e il professor Agnolin.
Dopo quell’esperienza negativa, Prandelli ha passato il resto della sua carriera a cercare di ricostruire quel giocattolo che aveva visto distrutto a Verona. E non serve essere dei geni per capire che a Firenze Prandelli ha portato molti di quei giocatori che erano stati con lui a Verona.
Oggi che Prandelli è tra i più quotati allenatori italiani (per me il più bravo) si capisce anche che non andò via da Verona per l’ingaggio di Zamparini, come qualcuno (Pastorello) volle far credere. Potrebbe fare la stessa cosa oggi a Firenze, visto che l’Inter di Moratti (pare, non gliel’ho mai chiesto) lo vuole a tutti costi. Ma visto che a Firenze, con i Della Valle e Corvino, esistono quei presupposti che Cesare cercava anche a Verona, Prandelli ha dichiarato di voler essere il "Fergusson" dei viola. Ecco cosa vuol dire "sposare un progetto"…
Io spero francamente di no. Non tanto perchè voglio che Prandelli vada all’Inter, quanto perchè ci terrei da matti che Cesare tenesse fede
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