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LE PAROLE DI PREVIDI E… LA CARTA DELLA DISPERAZIONE

 

Sto ancora cercando di trovare una chiave di lettura alle parole di Nardino Previdi. Sollecitato da Tggialloblu.it a tracciare un bilancio, passate dieci gare di campionato, come lui aveva promesso Previdi ha in sostanza detto che:

  1. al Verona mancano tre, quattro punti in classifica.

  2. non si può tanto star lì a piangere sul latte versato e che se la classifica è questa lui è deluso (anche se parzialmente)

  3. Remondina continua a godere della sua fiducia perchè sta lavorando bene

  4. è deluso dal comportamento di più di un giocatore

  5. è deluso dal comportamento degli attaccanti

  6. Arvedi è più ottimista di lui visto che ritiene questa squadra in grado di fare il salto di qualità

  7. Arvedi non mollerà il Verona da perdente.

Non sono esattamente le parole che mi aspettavo da lui. Spero di sbagliarmi ma mi pare di aver intravvisto un piccolo segnale di resa. Guardando la cosa da un altro lato, non è escluso che Previdi faccia leva sull’orgoglio che la squadra scaligera ancora non ha tirato fuori. Dirsi deluso delle scelte fatte a settembre è da una parte un’ammissione di colpa, ma dall’altra anche un pungolo nei confronti di quei giocatori che non stanno rendendo come la società si aspettava.

Francamente leggendo i giornali (esempio l’inchiesta della Gazzetta di venerdì scorso con relativo elenco delle squadre che non pagano gli stipendi), mi pare che questi ragazzi abbiano pochi alibi per giustificare certe prestazioni (Ravenna, certo, ma anche Reggio Emilia e Portogruaro). Pro Patria, Crotone, Pescara (per fare tre esempi) e molte altre vivono in condizioni disperate, cosa che a Verona non succede. Lunedì Ceccarelli mi diceva: “Sono stato a Spezia e a Catanzaro: qui a Verona mi pare di essere in paradiso”. Quando sento qualcuno (anche amici del blog) che mi descrivono una squadra “moralmente a terra” non capisco. A terra perchè? Ecco da Previdi mi sarei aspettato un segnale più forte in questo senso, un colpo d’ala, una scossa. Spero che almeno nello spogliatoio si sia fatto sentire.


Ps: a mali estremi, estremi rimedi. Sabato pomeriggio durante la diretta di Tuttocalcio io e il collega Rasulo abbiamo deciso di giocare il tutto per tutto. Estrarremo dalla naftalina l’ormai “mitica” giacchetta bianca da “gelatar” e l’orrenda cravatta verde (verde?) con disegni etno-cino-afro-indo-europei. Cosa non si fa per l’Hellas…

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