Chiedi ad Arvedi: scusa Piero ma il Verona è in vendita? E lui risponde: “E’ sempre in vendita”. Ma stavolta pare proprio vero. Il Verona è in vendita, Arvedi è arrivato ad un bivio. O spende ancora, tanto tantissimo per tenere a galla l’Hellas o molla tutto, frena l’emorragia di soldi, accettando di aver perso comunque una valanga di denaro ma mettendo la parola fine alle sue perdite che stanno diventando di proporzioni bibliche.
Siamo all’ora X, dunque, una delle tante ore X che abbiamo incontrato in questi anni di racconti sulla telenovhellas. L’operazione riduzione dei costi imposta da Previdi, assieme ad una rifondazione della squadra scaligera, è conclusa. Ora il Verona ha bisogno di energie fresche (leggi denaro) per tornare grande.
Arvedi al momento non può (o non vuole) garantire questo. Tra pochi giorni ci sarà da compiere un’altra ingente ricapitalizzazione del bilancio dell’Hellas e poi Arvedi dovrà spendere ancora per la gestione ordinaria. A quanto si sa il Verona è regolare con gli stipendi dei giocatori (restano fuori ottobre e novembre) assolutamente in posizione migliore rispetto a tante altre società. Ci sono stati comunque dei ritardi con gli stipendi delle giovanili e qualche scricchiolio che forse sono piccoli campanelli d’allarme. Per tornare in serie B, Arvedi dovrebbe inoltre allargare ancora i cordoni della borsa.
Si è vociferato di un suo contatto con Foschi nei giorni scorsi. L’ex ds ha effettivamente parlato con Arvedi. Difficile però accetti un programma al ribasso e senza soldi da spendere. Foschi non è tipo da accettare programmi triennali. Se arriva a Verona vuole vincere subito. Può Arvedi garantire questo? Non da solo, forse con qualcuno a fianco. Per questo Foschi ha cercato qualche imprenditore di buona volontà. Ricevendo (a quanto sappiamo) solo gentili rifiuti.
Una trattativa resta in piedi. Importante e slegata da Foschi. Pare fortemente sponsorizzata dalla banca con cui il Verona lavora da anni e che oggi vorrebbe dare alla società calcistica una “visione” più industriale (nel senso di progetto) e meno volta al mero patto bancario firme-garanzie-credito.
Un’offerta al Conte non alta magari quanto vorrebbe lui, ma la certezza di ripianare il bilancio, di fermare l’emorragia e di ripartire forte a gennaio con una grande campagna acquisti. Nomi è meglio non farne per non turbare l’ambiente in un momento così delicato. Per questo è molto importante, quasi fondamentale che la squadra resti attaccata al carro play-off. L’ora X si sta avvicinando.
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