Sono passate solo quattro gare dall’inizio del campionato. Poche, forse. Sicuramente non sufficienti per capire il nuovo Verona. Che squadra è l’Hellas di Remondina? E’ quella che ha "asfaltato" il Lanciano? E’ quella che ha balbettato con la Cavese? E’ quella che non è riuscita a segnare con il Foggia? O è quella che ha sbagliato un tempo con il Cosenza e poi ha dimostrato di poter vincere la partita? Magari è una squadra che è stata sopravvalutata. Non è la "Juve della C" tanto per citare una sciagurata frase di qualche anno fa. Ma è una buona squadra. Anzi ottima. Il problema è che non è ancora diventata una "vera" squadra. Meccanismi tattici e psicologici non sono ancora rodati e da qui viene il problema d’identità. E’ chiaro che ogni volta che mettiamo l’accento su questo aspetto pensiamo all’allenatore. Del resto, chi se non lui deve operare per far diventare questo gruppo una squadra? Remondina ha bisogno di tempo. Ma questo tempo non può essere infinito. Lunedì sera si giocherà la quinta partita della stagione. E più che il risultato mi pare che la piazza abbia voglia di vedere segnali concreti. Sul piano del gioco, del ritmo, dell’intensità, dell’applicazione. Non credo che al termine di una grande partita, la gente chiederà la testa dell’allenatore anche se il risultato non dovesse premiare. Però non si dica che questa è una gara "normale". Perché non lo è. Non lo può essere. Ci sono delle partite in un campionato che ne segnano sempre, nel bene o nel male, il cammino. Penso a quella di Sesto della scorsa stagione, per esempio, quando la panchina di Remondina traballava violentemente (Arvedi lo aveva in pratica già esonerato…) e quando la squadra sotto per 2-0 ebbe una splendida reazione che portò al pareggio. Lì nacque sicuramente un Verona molto più forte che sfiorò poi i play-off. Ecco, il match con la Ternana capolista è una partita di questo tipo. Da uomini veri. Che non si può e non si deve sbagliare. Anche la pressione che si sta creando è una componente che una squadra vincente deve tollerare e sopportare. E’ proprio in momenti così che deve uscire il calciatore, il tecnico, la squadra. Appunto… Quella che ancora non abbiamo visto, o forse visto solo a sprazzi…
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.
E’ anche un grande appassionato di cucina.
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