Chiariamoci subito: il problema del Verona non è Remondina. Altrimenti rischiamo di creare due partiti uno contro l’altro schierati su sterili posizioni. Da una parte l’allenatore, dall’altra chi non lo vuole. Il problema del Verona è che da tre anni gioca in Prima Divisione. Una situazione insostenibile.
La gente è esausta, non ne più di una categoria infame. E quest’anno che la società ha costruito una grande squadra, nettamente la più forte della categoria, figlia di un vero progetto, si vorrebbe almeno non soffrire. La frenata, lenta ma costante, crea mugugni. E i mugugni, non riversandosi giustamente sulla società hanno il loro terminale nel tecnico che deve guidare questa fuoriserie. Nell’analisi, però, manca un tassello a mio avviso: la squadra. Troppo spesso dimenticata. Come se non esistesse o se fosse esente da ogni critica.
Certo, si dirà: il tecnico deve trasmettere grinta, concentrazione, tempi di gioco. Ed infatti non accetto che Remondina dica che il Verona non ha più fame come all’inizio perchè è lui che deve dare lo stimolo e non accettare supinamente questo stato.
Ma non dimentichiamo che in campo ci va la squadra, che a sbagliare i gol davanti alla porta non è Remondina, che l’allenatore non ha molte responsabilità, se non nessuna, quando il nostro portiere impazzisce o prende un gol dalla luna.
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