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RIFLETTIAMO BENE

 Sono appena tornato dalla sede del Verona. Credo che quello che è successo domenica sera non ha necessità di commenti. L’imbecille assassino che ha tirato quel sasso che ha rischiato di ammazzare qualcuno nel pullman della squadra non è degno di essere chiamato " tifoso del Verona". Non può essere un ragazzo gialloblù, uno di quelli che amano il Verona. Quel sasso, paradossalmente che poteva fare molto male, ha oggi il potere di essere un toccasana.

A patto che generi una seria riflessione collettiva anche sul nostro essere tifosi. Siamo in preda ad un generale psicodramma che rischia di affondare la nave e con essa anche noi. Ci sta un mugugno, un coro di dissenso, un commento su un blog. Anche forte.

Ma questo non può essere la licenza di uccidere in mano a qualcuno. Il Verona è nostro, dobbiamo riprendercelo. Lo dico ora, prima che sia tardi. Siamo primi in classifica, non ultimi, il campionato è nelle nostre mani, la società è forte e decisa, la serie B è ancora lì a due passi. Farci del male da soli è un gioco da veri deficienti autolesionisti. E qui, francamente non c’entra niente Remondina. Qui c’è in ballo qualcosa di molto più grosso. La vita stessa della nostra società che dipende dalle nostre azioni. 

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