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LA VITTORIA DI GIANNINI

 Se perdeva era "fired" bruciato, licenziato, esonerato. Ma prima di andare a fondo Giuseppe Giannini ha voluto mandare un messaggio a tutti: se perdo e me ne devo andare, lo farò con onore e con coerenza.. E ha fatto delle scelte di conseguenza. Scelte di personalità. Ceccarelli in panchina, Esposito in tribuna, dentro i ragazzini Campagna, Martina Rini, Paghera: niente male per uno che si giocava la panchina e una fetta di carriera. Ha avuto ragione lui. E ora il "Principe" è un allenatore più forte al cospetto dello spogliatoio. Il gruppo a cui ha affidato il suo destino ha remato compatto dalla sua parte. La scelta di "giocarsela" con personalità ha pagato. In quanti avrebbero avuto le palle di farlo? Ora è facile parlare. Ma Giannini ha dimostrato a Ravenna, per la prima volta in questa stagione, il suo spessore da allenatore. Credo che questo, con onestà, gli vada riconosciuto, così come non gli sono state risparmiate le critiche nelle settimane passate. Sia ben chiaro: è solo un segnale. Tanta, tantissima strada va fatta e percorsa. Ma credo che Giannini abbia finalmente trovato quel bandolo della matassa che sembrava continuamente sfuggirgli. Lo ha fatto senza timori e ora può tessere la sua tela. Partendo dallo spogliatoio, prima ancora che dalle questioni tecnico-tattiche. Laddove forse andava ricercato il male oscuro di questo Verona. Uno spogliatoio dove da oggi si può tornare a guardarsi in faccia con durezza ma anche con sincerità. Perchè qui c’è bisogno di tutti. Di Paghera e di Martina Rini. Ma anche di Ceccarelli e di Esposito.

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