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PERCHE’ IL VERONA PIACE “DEBOLE”

 Ho sempre detto, scritto e pensato che un Verona forte, un Verona vincente, un Verona autorevole non piaccia a molti. Un Verona forte può diventare un pericoloso “competitor” sul piano degli sponsor ma può persino dettare l’agenda politica.

Ho avuto spesso la sensazione ahimè poi suffragata dai fatti, che qualcuno abbia spesso “tagliato” l’erba sotto i piedi del Verona. Da una parte ci si “ciba” dell’Hellas, succhiando consensi. Dall’altra c’è un gioco continuo al massacro. Quasi a voler indebolire la società, quasi che destabilizzandola, la si rendesse più plasmabile.

Parlo in senso generale e non faccio accuse specifiche. Mi riferisco anche al continuo “stillicidio” di notizie “esclusive” sulla proprietà. Un giorno sì e un giorno no esce una notizia su possibili cordate, su fantasiose ipotesi, su Pastorello che pare essere presente in ogni trattativa, addirittura investito di un possibile ruolo di consigliere delegato.

Archiviata in fretta e furia la poco credibile pratica Parentela (peraltro alimentata da un’inopportuna presentazione da parte del presidente…), è partita immediatamente la nuova entusiasmante telenovela: Pastorello 2, la vendetta. Il tutto è sempre suffragato da mille “potrebbe”, “sarebbe”, il condizionale quasi un obbligo, visto che alla fine non vi è nessuna notizia vera e accertata.

Eppure fiumi di parole, d’inchiostro, chilometri di titoli vengono stesi per ipotizzare un futuro che in realtà resta ancora nelle mani del presidente Martinelli. Ed allora mi chiedo, e non senza malizia: a chi giova questo gioco al massacro? Perchè continua a fare paura un Verona forte? Qual è la necessità di destabilizzare in questo modo la società? C’entra per caso la presentazione del nuovo stadio alla Marangona e l’appoggio che il sindaco Tosi ha già dato a Martinelli?

Il ds Prisciantelli, qualche settimana fa, ha raccontato a Tuttocalcio, come vanno le cose altrove. A Bergamo per esempio. Parlando della cessione dell’Atalanta ha spiegato: “E’ avvenuto tutto in quindici giorni. I commercialisti e gli avvocati si sono ritirati a Bergamo alta e hanno fatto il cambio di consegne. Nessuno sapeva niente. Nemmeno noi. Percassi si è presentato una mattina in sede, ci ha detto che non rientravamo più nei suoi piani e ci ha liquidato”. Tutto qui. Senza fiumi di inchiostro. E senza raccontare un mucchio di frottole alla gente.

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