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MANDORLINI, LO SGUARDO CHE “UCCIDE”

Mi piace scrutare l’animo della gente. E’ una specie di deformazione professionale. Mi piace guardare anche il sopraciglio che si alza dopo una domanda. Sfumature che mi danno l’idea di chi ho davanti. Pastorello poteva essere invitato al tavolo del poker. Avrebbe bluffato anche con una coppia in mano, facendo credere di avere quattro assi. Lo guardavo quando faceva le conferenze stampa. Sicuramente preparate e mandate a memoria il giorno prima e la notte, davanti allo specchio del bagno. Un attore consumato.

Arvedi era un libro aperto. Faceva casino, sempre. Un vulcano. A suo modo, anche lui un consumato attore, ma alla Totò e alla Peppino, capace di improvvisare quando andava in scena.

Malesani era un veronese vero. Una vena di follia ne percorreva sempre le interviste. Un cavallo di razza, che non amava le banalità, anche quando cercava di darsi un contegno.

Ficcadenti è un "vincente" nato. Uno che le sconfitte proprio non le tollera. Massimo vive malissimo quando perde. Tanto da mettersi il mondo contro. Ma è un ragazzo onesto, a suo modo "puro" e per certi versi un "idealista". Dio solo sa quanto gli sia dispiaciuto lasciare Verona senza aver avuto la possibilità di tornare in serie A.

Giannini mi piaceva. Umanamente il "Principe" lo catalogo tra le persone "vere" che ho conosciuto nel mondo del calcio. Fin troppo. Purtroppo a volte l’ipocrisia paga di più. Giannini non era ruffiano. Ha accettato il dialogo con tutti, a mio avviso anche troppo. Credo si sia inimicato lo spogliatoio e soprattutto quelli che dovevano essere i "suoi" uomini. Ma lo ha fatto a fin di bene, proprio per dimostrare che non c’erano figli e figliastri.

Mandorlini ha lo sguardo "tagliente" come la lama del rasoio. Non le manda a dire. Ha attaccato i rumeni per averlo cacciato. Non gli è piaciuto il paragone che abbiamo fatto con il Verona di Remondina. "Ci rivediamo tra due anni e poi potete fare il paragone" ha sibilato. Nelle interviste è insofferente verso chi lo provoca con il modulo tattico. Ha personalità da vendere e mi pare che sia un vincente. Ora il Verona pare avere una spina dorsale. Non solo tattica ma anche morale. In cuor suo, sono certo, medita una clamorosa rimonta. Non lo dice, ma la rabbia che si percepisce dietro le sue dichiarazioni mi pare una sfumatura da non sottovalutare. Se riesce a far decollare il feeling con la piazza, può essere l’allenatore che il Verona cerca da anni.

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