Io, per primo, avevo la scorsa settimana avvertito che non era il caso di urlare al fallimento se la partenza del Verona non fosse stata al fulmicotone. Conoscendo quando infima e paludosa sia la categoria, immaginavo che la gara con il Foggia, potesse essere diversa da una comoda passeggiata in via Mazzini.
Coerentemente con quanto scritto, quindi, dovrei oggi dire che il Verona m’è piaciuto al di là del risultato e che davanti a noi c’è una strada lastricata di rose e viole.
Istintivamente e non razionalmente però non posso dire di essere soddisfatto di quello che ho visto oggi. E che questa insoddisfazione fa rima con la delusione che inevitabilmente si è fatta largo dopo un mercato così stracolmo di aspettative.
Ebbene sì: in cuor mio me l’aspettavo diversa questa partenza. Avrei voluto vedere un Verona con più personalità, con più fame e rabbia di vincere, meno rassegnato e meno sulle gambe. Me l’ero immaginata sulla falsariga di quella con il Piacenza questa partita con il Foggia, imbottito di ragazzini e incapace persino di tirare verso la nostra porta. Certo, la musica non è la stessa della scorsa stagione. Questo lo si capisce perfettamente. A centrocampo straborda la qualità, in difesa c’è sicurezza, in attacco fantasia.
Ma c’è sempre una certa aria di sufficienza unita ad un pressapochismo che non mi piace. C’è sempre qualcuno troppo avanti o troppo indietro, un giocatore che sbaglia i tempi, poche idee sui calci piazzati. Questi "particolari" lo dico e lo ripeterò sino alla nausea, si provano, riprovano e sistemano duranti gli allenamenti settimanali. Tanto più quando si ha una squadra con "qualità" e con giocatori che sanno come e dove far viaggiare la palla. Ma non solo: c’è anche un "carattere" generale della squadra che deve riflettere questo lavoro. Una squadra deve avere sì esperienza e qualità, ma anche "rabbia" e "fame". E non bastano sessanta minuti su novanta per dimostrarlo.
Attenzione: il mio non vuole essere un atto d’accusa, un "attacco" a qualcuno (tipo mister Remondina…) o un prendere in esame solo il famoso bicchiere mezzo vuoto. Ho visto, come credo avranno visto molti di voi, cose egregie e anche un po’ di sfiga. Però, quella sottile vena di delusione che mi è entrata nella pancia finita la gara esigeva di essere messa nero su bianco. Sperando venga rimpiazzata al più presto dalla gioia di un’impresa in trasferta.
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