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IL NUOVO VERONA

 Ieri sera è nato il nuovo Verona. Dietro alla scelta del presidente Martinelli di ingaggiare Mauro Gibellini ci stanno quattro giorni di duro lavoro, passati con l’anima sconfitta e la rabbia per la promozione buttata nel vento. Trovare la lucidità in questi casi non è facile. Il rischio di "ingerenze esterne" per dirla alla Bonato, è stata fortissima. Per fortuna Martinelli non ha ceduto a queste ingerenze, come forse e direi purtroppo ha fatto una volta in passato, pur nella completa buonafede. E, grazie anche a Benito Siciliano, ha operato una scelta oculata e ponderata. In lizza erano rimasti due ds. Appunto Gibellini e Riccardo Prisciantelli. Entrambi, a mio avviso, gente di calcio, che conosce perfettamente categoria e giocatori. Nel calcio i venditori di fumo sono dietro l’angolo. C’è gente abile a fare trattative, a tessere rapporti con i procuratori, ma che i calciatori li vede con il binocolo. Sono pochi quelli che macinano chilometri con le loro auto e vanno a seguire gare giovanili, di C1 e di C2. Sono pochi anche coloro che riescono a capire che dietro un Pugliese (nome che non faccio a caso…) c’è un giocatore che può fare bene anche in una categoria superiore… Gibellini e Prisciantelli erano due di questi. C’è stato un momento ieri sera in cui Prisciantelli aveva superato Gibellini. Martinelli, dopo averlo incontrato, sembrava più propenso a sposare il suo progetto. Prisciantelli voleva anche Osti, per fare il direttore generale, una sorta di "ombrello". Un ulteriore "peso" per la società. E forse questo ha fatto decidere per Gibellini, oltre che, naturalmente per le sue doti umane e la sua idea di calcio. Ho sentito il "Gibo" ieri sera. Era come un bambino che avesse visto per la prima volta un luna-park. Gibellini fa parte di quella schiera di ds poco pubblicizzati. E’ uno concreto che non vende "fumo". Sa che ora dovrà mettere mano nella palude, che dovrà fare le scelte giuste, anche se all’orizzonte non sono previste rivoluzioni. Ha lavorato a Verona in due occasioni: prima del fallimento e poi con Pastorello, cioè in uno stato pre-fallimentare visto che non c’erano soldi e Pastorello in quel momento era un presidente in fuga (poi tornò a dicembre, giusto in tempo per vendere Italiano…). Nonostante queste due situazioni aveva lavorato bene, scoprendo giocatori sconosciuti e rivalutandone altri che a Verona, con troppa facilità, avevamo ammazzato. Un giorno a Bussolengo, durante un allenamento, mi parlava di Cassani come di un giocatore che poteva andare in nazionale. Dentro di me sorrisi e un po’ pensai che "Gibo" fosse matto. Ero io che non avevo capito nulla. Spero che ora "Gibo" possa lavorare con tranquillità. So che lo farà solo per il bene del Verona. Ci aspettiamo tantissimo da lui. La sua fame di riscatto, è la nostra. Su questo si giocherà la prossima stagione. Buon lavoro, Mauro.

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