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IL SOGNO

 Ce la giocheremo. Forse era destino che andasse così. La sofferenza, dice il mio santino di Padre Pio che tengo nel portafoglio, è il segno certo che Dio ci ama. Vuol dire che a noi dell’Hellas ci vuole un bene dell’anima, il padreterno. Nessuno è in grado di soffrire più di noi. Non c’è mai nulla di semplice: sembra di stare su una montagna russa. Giù fino in fondo poi su su su, e ancora giù giù, senza mai un momento di tregua. Adesso abbiamo questi 90 minuti in cui ci giochiamo tutto. Se vinciamo siamo in B. Se non vinciamo ce la giocheremo ancora e ancora. Non è la fine del mondo, è una partita di calcio. Così come era una semplice gara di calcio quella con lo Spezia. Lì abbiamo dato una lezione di vera civiltà sportiva all’Italia e al mondo intero. Ben lontani dall’indegna gazzarra che hanno creato oggi a Rimini. Meglio non pensarci: in questo momento voglio solo pensare allo stadio Bentegodi, al mio stadio, pieno zeppo di gente, tutta lì per credere in questo sogno. E undici ragazzi che giocano come nel secondo tempo di oggi, a testa bassa, con la grinta di una grande squadra, con la rabbia in corpo. E’ un sogno lo so. Ma a volte diventano realtà…

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