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IL PUBBLICO FISCHIANTE

 Non ho mai sopportato i "fischianti". Mi danno fastidio. Amo il Verona perchè i suoi tifosi non si sono mai "adeguati" al resto d’Italia, dove lo "spettatore", come se fosse al cinema o al circo, fischia lo "spettacolo". A Verona si sostiene, non si fischia. Questo ci ha differenziato e continuerà a differenziarci, spero. Anche se, sempre più spesso, sento discorsi del tipo: "La pazienza è finita, bisogna capire chi fischia". No, io non capisco. Credo che sia una "mutazione" negativa del nostro essere dell’Hellas Verona. A Verona sono passati giocatori che nulla avevano a che spartire con noi e con la nostra storia. Ma con grande coerenza, soprattutto durante i novanta minuti, non abbiamo mai fischiato nessuno. Nè Paolo Rossi che era il simbolo del Real Vicenza, nè Alessandro Renica che aveva le stimmate del Napoli di Maradona attaccate addosso. 

L’orgoglio più grande di questi ultimi anni è aver applaudito dopo la tremenda retrocessione in C1. Credo che quella sera non abbiamo applaudito Ventura, nè la squadra retrocessa, ma abbiamo applaudito il nostro stesso essere dell’Hellas Verona. Una dimostrazione di sportività mai sufficientemente messa in risalto dai cantastorie nazionali, più propensi a contare quante volte un deficiente fa uh uh, che non a elogiare, uno stadio e una città che scendono di categoria in quel modo.

Ecco perchè spero di non sentire più nessun fischio, durante la partita, a nessun giocatore del Verona. Il fischio ferisce, fa male, non crea nessuna atmosfera giusta, più in generale non migliora la prestazione di un giocatore ma semmai la peggiora. A fine gara, naturalmente, è un’altra cosa: ognuno farà le sue considerazioni sull’impegno messo in campo dai nostri e sulla prestazione. Ma, per favore: non diventiamo uno dei tanti "pubblici fischianti" d’Italia. 

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