Il Verona ci ha capito poco di questa partita. Per almeno 50 minuti ha tenuto bene il campo. Poi la magia di Paulinho (ancora all’incrocio dei pali, incredibile) e da quel momento l’Hellas è praticamente sparito.
La sciocchezza di Martina Rini ha fatto saltare gli equilibri e il Verona si è sciolto come una candela. Senza centrocampo, con Esposito e Hallfreddsson in palese difficoltà, Mandorlini ha cercato invano di ribaltare il risultato inserendo fino a quattro attaccanti. Senza risultato. Il Verona si è avvitato su se stesso e il 2-0 di Paulinho in contropiede è stato l’inevitabile finale.
La colpa della sconfitta non è da ricercarsi nell’assetto iniziale a mio avviso. Scaglia e Anderson hanno svolto al meglio i compiti che Mandorlini ha dato loro. Il problema del Verona, semmai, è che non può permettersi di concedere alcuni uomini. Per essere chiari: questo 4-3-3 è perfetto se vanno in campo i giocatori che meglio lo interpretano: Berrettoni, Le Noci e Ferrari. Per un motivo o per l’altro i tre hanno giocato poco assieme.
Senza sbocchi sulle fasce, con il centrocampo che batte in testa e una difesa che a volte lascia di stucco per la banalità degli errori, il Verona finisce per fare la vittima sacrificale.
La sconfitta, in sè, non è grave. Lo è però se il Verona dovesse ancora giocare con il Sorrento ai play-off. Perchè, con sportività, dobbiamo ammetterlo, il Sorrento oggi ha vinto meritatamente.
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