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SPERIAMO SOLAMENTE CHE NON SIA UN PESCE D’APRILE

L’incontro tra l’assessore allo sport Federico Sboarina, il sindaco di Verona Flavio Tosi e il bancario (ex, anzi "esterno" come ha precisato la banca) di Unicredit Mario Aramini è stato a mio avviso molto importante. Non tanto per una clamorosa svolta nelle trattative per la cessione del Verona (che non c’è stata) ma perchè quando delle istituzioni iniziano un dialogo nuovo (e alla luce del sole, grazie anche alla nostra puntuale informazione…) è sempre un momento “storico”.

Credo, e spero di non sbagliarmi, che da oggi sia andato completamente in soffitta il vecchio modo di agire. Trattative sotterranee, viziate da notizie spesso infondate, o peggio artatamente costruite da chi è parte in causa. Un balletto di cifre, di bilanci più o meno ufficiali, di incontri “segreti”, di voci e di sussurri. Tutto questo ha alimentato in questi anni, ma soprattutto in questi ultimi mesi, un vergognoso balletto che ha creato un vero e proprio black-out a livello informativo. Chi ha dato credito alle “soffiate” in esclusiva di Piero Arvedi ha preso abbagli a dir poco clamorosi. C’è da chiedersi ancor oggi come possano lettori e telespettatori dar credito a chi ha aleggiato la presenza di Percassi e addirittura Berlusconi nella cordata con Lancini, tutt’ora detenuto nelle patrie galere con una fila di reati lunga più di un chilometro. Ora tutto questo non può più avvenire. Quando un esponente della più importante banca italiana (Unicredit) contatta a nome della storica società di calcio cittadina,  il primo cittadino, gli alibi sono finiti. Aramini credo sia il primo a sapere che con Tosi, cioè con noi veronesi, non si può barare. Il sindaco in questo momento, ancora più che in ogni altra situazione, è un garante di tutti noi cittadini, a prescindere da colori e schieramenti politici. Se a Tosi si dice una cosa qualunque sia, questa non può essere smentita il giorno dopo.

E’ chiaro che questo primo incontro, proprio per la delicatezza dell’argomento, non poteva scaturire in clamorose decisioni. Ma le notzie in nostro possesso sono comunque confortanti. Se davvero Aramini, d’accordo con Arvedi, avesse deciso di scorporare l’Arilicense (e i suoi debiti) dall’Hellas Verona, si potrebbe gridare al miracolo. Ora si tratta di capire che valore viene dato all’Hellas, ma a questo punto ritengo che le cifre siano molto più abbordabili per chi vuole acquistare. E anche sulla proprietà del Verona, sulle visure camerali che anche oggi a distanza di un anno e mezzo dalla cessione, parlano (provare per credere) di una P&P pastorelliana detentrice della maggioranza delle azioni del Verona, è ora di fare chiarezza.

Anche il sindaco però ha da oggi una missione più delicata. In primis dicendo chiaramente che nessun affare “nuovo stadio” si può avviare se prima non si sia dimostrato con i fatti (cioè con il riportare il Verona in serie A) che non è il business a spingere verso questo investimento calcistico ma solo la passione. E poi non prendendo nemmeno in considerazione, così come un po’ ingenuamente (forse) ha fatto, l’ipotesi di una fusione con il Chievo. Questa strada è sbagliata, errata, contro natura, da qualsiasi parte la si voglia girare. Non è giusta nè per il Chievo, nè per l’Hellas. Il sindaco, da quello che mi dicono se n’è accorto. E sta lavorando, con il solito impegno, per dare finalmente un domani alla società di cui è tifoso. Speriamo che non sia solo un pesce

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