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MISTER GIANNINI, PURTROPPO GLI ALIBI SONO FINITI

 Un passo avanti e due indietro. Questo è il cammino del Verona, squadra ancora alla ricerca di un’identità, molle e triste nel primo tempo, almeno un po’ volenterosa nel secondo. No, signori, mi dispiace, ma non ci siamo. Avevo intravisto qualche aspetto positivo a Reggio Emilia, confidavo in un’altro passo in avanti e nella definitiva esplosione di questa squadra, invece ho assistito ad un penoso primo tempo, uno dei peggiori degli ultimi anni. Colpisce l’involuzione di alcuni uomini, che solo qualche settimana fa sembravano devastanti. Il gioco scorre lezioso, un tran tran che fa venire il latte alle ginocchia. E poi c’è questa sensazione di pochezza caratteriale che è l’aspetto decisivo nel giudizio. Cosa salvare? Qualche spunto di Le Noci, il colpo di testa di Pichlmann, un minimo di freschezza atletica portata da Martina Rini. Ma è nulla in confronto alla delusione. C’è poco da fare. A questo punto, esaurita abbondantemente la scorta della pazienza bisogna affrontare i punti chiave: Giannini non riesce ad incidere e non c’è seguito alle sue buone intenzioni enunciate durante la settimana. Non so se il mister sia stato troppo ambizioso, se la squadra gli sia sfuggita di mano, se non riesca più a trovare il bandolo della matassa. Però così non si può andare avanti. Se Giannini arriverà alla gara con il Ravenna (e pare di sì secondo quanto ci ha detto la società), dovrà far parlare i fatti. Che poi sono i punti. Ovvero le vittorie. 

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