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ARVEDI AD UN BIVIO: O CEDE IL VERONA O LO CONDANNA AL PICCOLO CABOTAGGIO

 

Adesso che l’opera di “ristrutturazione” di Nardino Previdi e Riccardo Prisciantelli è terminata c’è da chiedersi quale futuro attende il Verona. Premesso che la riduzione del monte ingaggi era prioritaria sia per permettere alla società di continuare a vivere, sia per farla tornare in qualche modo sul “mercato”, è chiaro che oggi la situazione non è adeguata alle potenzialità/richieste/ambizioni della piazza scaligera. La serie C (Lega Pro, Prima divisione, pardon…) non può essere, nemmeno per un istante, la realtà in cui l’Hellas deve vivere. Ed invece siamo già al secondo anno consecutivo…

La conferenza stampa di Massimiliano Andreoli servì soprattutto per far capire una cosa: nessun imprenditore sano di mente avrebbe potuto acquistare il Verona a quel prezzo, con quei giocatori e con quel monte ingaggi spaventoso. Infatti, Andreoli aveva posto come condizione di acquisto l’azzeramento del parco giocatori.

Ora Previdi e Prisciantelli questo risultato l’hanno ottenuto. Da oltre cinque milioni (che sarebbero diventati in breve tempo sei) a meno di due e mezzo. Quindi oggi il Verona torna ad essere una società vendibile.

Ma con quale patrimonio? A quanto sappiamo il Verona non è più in possesso dell’unico bene immobile (la sede di Corte Pancaldo) che era l’unico stimabile e certo. L’appartamento acquistato a rate da Pastorello lontano dallo stadio è stato ceduto dopo che il conte Arvedi ha rilevato personalmente (seicentomila euro) l’ultima rata del leasing. I soldi sarebbero serviti a garantire iscrizione e deficit di bilancio. Da ottobre però la società dovrà trovarsi una nuova sede, probabilmente in affitto.

Per quanto riguarda il patrimonio giocatori qui è bene fare un paio di considerazioni. Previdi ha lavorato posticipando il problema. Il prestito con diritto di riscatto è una formula intelligente per acquistare un giocatore giovane ma è chiaro che in questo momento il Verona non detiene nessun “bene”.

Il tutto è rimandato alla prossima stagione. Sarà quello il vero momento per testare se esiste un progetto di investimento o se siamo alle solite parole a vuoto. Quest’anno Arvedi dovrà “solamente” far fronte alla gestione. Grazie ai contributi della Lega per la valorizzazione dei giovani potrebbe incamerare cinque, seicentomila euro. Vuol dire spendere attorno ai due milioni. Ma il bello (o il brutto) arriverà proprio il prossimo anno, quando inevitabilmente per dare un futuro alla squadra Arvedi sarà costretto a rimettere pesantemente mano al portafoglio. Non lo facesse vuol dire destinare il Verona al piccolo cabotaggio e ad un’eterna serie C (sperando in miracolose promozioni).

A meno che… A meno che Arvedi non capisca una volta per tutte che la sua avventura a Verona è finita. Un’avventura fallimentare, purtroppo per l’Hellas e per i suoi tifosi. Arvedi è stato mal consigliato, si è fidato dei peggiori personaggi possibili, ha perso, com’era prevedibile un mucchio di soldi (a occhio e croce dodici milioni di euro). Solo con il cinismo di Previdi e il buon lavoro di Prisciantelli è riuscito in qualche modo ad impedire che la barca non affondasse del tutto.