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BUON VIAGGIO VECCHIO HELLAS

Sabato si parte. Un nuovo viaggio verso l’ignoto. Che mai come quest’anno sarà ancora più ignoto. Il vecchio Verona, claudicante per i suoi 105 anni, ma ancora vivo, è pronto a rimettersi in marcia. Chi non viaggia, diceva Bruce Chatwin, non conosce il valore degli uomini.

Ed infatti per conoscere il valore dei nostri ragazzi, bisogna per forza mettersi in viaggio. E’ possibile oggi giudicare questa squadra? Francamente l’esercizio è impegnativo e persino inutile tante sono le variabili che faranno la differenza. Chi conosce Campagna? E Bergamelli? E Conti? E Da Dalt? Ma anche conoscendoli è impossibile oggi sapere quanto daranno in gruppo, quanto la maglia del Verona li farà correre oppure li bloccherà, che rapporto avranno con i compagni e di conseguenza che umore si respirerà nello spogliatoio.

La scommessa di Previdi e Prisciantelli è in effetti estrema. Dopo i pessimi risultati della scorsa stagione e una situazione finanziaria al limite del collasso (se la società avesse tenuto gli stessi giocatori dell’ultima stagione il monte stipendi sarebbe lievitato ad oltre cinque milioni di euro), il Verona si affida ad un manipolo di guerrieri (Bellavista, Sibilano, Corrent) e ad un gruppo di ragazzini. Qualcuno con un pizzico d’esperienza, qualcuno neofita. La promessa di Previdi, l’unica che ha fatto fino ad oggi, è che questa squadra lotterà molto e non sarà mai doma.

La parola d’ordine, la stessa che anche Remondina ha già fatto intendere: non molleremo mai. Speriamo sia così. Anche se non è abbastanza. Verona non può accontentarsi di essere il Foligno o il Sassuolo, con tutto il rispetto nei confronti di due società serie ed organizzate.

Non è possibile per il grande seguito che l’Hellas continua ad avere, per la passione infinita della sua gente, per l’importanza di vestire questa maglia che in un recente passato è appartenuta a grandi campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano.

Volenti o nolenti questo passato, sebbene oggi molto lontano, continua a pesare. Da una parte c’è l’esigenza di vincere subito per tornare in serie B, un obiettivo che continuiamo a considerare minimo per questa società.

Dall’altra parte c’è il bisogno di prendere tempo, di allungare i programmi per rimediare ai mille e passa errori compiuti dal proprietario della società nell’ultimo anno e mezzo. Purtroppo, lo sappiano Previdi e Prisciantelli, non per colpa loro, è impossibile alla piazza aprire nuove linee di credito. Chi ha preceduto i due dirigenti attuali sono stati personaggi dall’abile capacità di manipolazione della pubblica opinione, grazie anche al supporto di media troppo amici e poco (se non nulla) critici. Personaggi che hanno fatto credere che il Verona fosse la Juve della serie C, e prima ancora che ogni anno fosse l’anno zero, mentre si assisteva ogni volta a rivoluzioni che altro scopo non avevano se non andare a rimpinguare le casse della società misteriosamente sempre in rosso.

Alla fine la triste realtà è che il Verona ha lottato per non cadere in C2 e lo ha fatto, come abbiamo scoperto, con una gestione pazzesca che ha ridotto la società sul lastrico. Solo abbondanti iniezioni di denaro, unite ad al

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