E’ proprio bello il calcio. Così bello che riesce a far cambiare idea alla gente in un battibaleno. Non tanto le idee dei tifosi che hanno il diritto di contestare (entro limiti) quando le cose non vanno bene. Se non altro loro pagano i biglietti, gli abbonamenti e affrontano trasferte da brivido.
Certo, l’esagerazione di quello striscione senza padri ("Siciliano e Gibellini Raus") è oggi ancora più evidente. Ma ancora più evidenti sono oggi gli abbracci, le pacche sulle spalle, il "grande gibo", "grande benito" che si ascoltano e vedono per bocca di coloro che in fretta e furia sono stati costretti a ritirare i loro affilati coltelli dalle spalle dei due.
La serie B del Verona dà ragione a questa società. Che ha risparmiato soldi, che ha preso Mandorlini (e lo ha pagato…), che ha anche preso, certo, Giannini ma che poi lo ha cambiato. Gli stessi che hanno preso Ferrari, Le Noci, Pichlmann e anche Tiboni a gennaio. Una società che ha fatto anche errori, ma molti li ha ereditati da una fallimentare gestione (sportiva ed economica) che ad un certo punto ha virato su se stessa, cambiando la rotta, compattandosi.
Gibellini e Siciliano sono riusciti, spendendo tre milioni di euro di meno, laddove altri (Bonato & C.) hanno clamorosamente fallito. Mandorlini ha meriti enormi in questa promozione, ma attenzione ragazzi: un allenatore da solo non vince nel calcio, se dietro non c’è una società forte, sana, che mette a disposizione praticamente tutto, dedizione e passione comprese.
Oggi il loro carro è pieno. Vi sono saliti sopra un po’ tutti, compresi coloro che per mesi hanno sparlato a piene mani del duo. Che li hanno derisi, che hanno seminato notizie false e tendenziose, che hanno destabilizzato tremendamente l’ambiente, fino ad auspicare una fusione con il Chievo "perchè Verona non può reggere due squadre". Avesse un po’ di dignità, questa gente, chiederebbe almeno scusa.
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