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RAFAEL: CHIAMATE LA NEURODELIRI

 Che cosa sia successo a Rafael in quei venti secondi è da trattato di psichiatria. Il nostro portiere, umile e timido durante le interviste, con quella sua voce sempre sussurata e gentile, è diventato una bestia dopo aver preso il gol su rigore. In questi casi si dice che ti si chiuda la vena che porta il sangue al cervello e che non ragioni più.

Chi ha giocato a calcio sa che sono cose che possono capitare, quando sei in campo e la tensione agonistica è al massimo e l’adrenalina ti scarica addosso la sua energia. E’ successo a tutti, campioni e no. Altrimenti non si spiegherebbe la testata di Zidane a Materazzi durante una finale mondiale. Rafael è impazzito per venti secondi, la stessa follia che lo aveva portato a uscire dalla porta durante la gara con la Ternana, facendoci impazzire (a nostra volta) di gioia. 

E’ un episodio come ha detto Remondina, ne possiamo parlare se volete, ma secondo me, non ne caveremo un ragno dal buco. Piuttosto è più utile analizzare che cosa sia successo al Verona in quei quindici minuti del secondo tempo, in cui i giocatori dell’Hellas sembravano essere parenti lontani di quelli che aveva dominato il primo tempo.  E’ in questo lasso di tempo che si è creata la situazione che poi ha compromesso il match.

Mi chiedo se in quel frangente di difficoltà, anche per stemperare un po’ il nervosismo che iniziava ad affluire, Remondina non potesse fare qualcosa dalla panca. Un segnale, magari, per far capire ai suoi ragazzi che la gara era sempre nelle nostre mani.

Non avrei visto male un cambio di modulo, un passaggio al 4-4-2, togliendo Rantier (il più nervoso, tanto è vero che la rissa è stata innescata da lui) e inserendo Garzon, più abile anche nel gestire questi momenti di difficoltà.

E’ un peccato che il Verona non abbia vinto questa gara che era già nelle sue mani. Stasera saremo qui a parlare di un unico e solitario protagonista del torneo e di squadra in fuga. Poichè amiamo la sofferenza come essenza del nostro stesso essere dell’Hellas Verona, continuiamo invece il nostro cammino di espiazione verso la serie B.

Convinti comunque, che con tre giocatori come Cangi, Berrettoni e Pugliese, quelli visti quando siamo rimasti in nove, nessun traguardo ci è precluso. Anzi, se proprio questa partita ci doveva dire qualcosa di buono, adesso sappiamo anche che questa squadra, oltre a qualche matto, può contare su gente con attributi grandi così.

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